Con l’arrivo dei nuovi sostegni economici, alcune detrazioni sopravviveranno ma non tutti potranno usufruirne. Cosa succede
Da marzo è entrato a pieno regime l’Assegno Unico e universale. Sono complessivamente 4,8 milioni le famiglie che usufruiscono della misura economica elargita dall’INPS; un numero di domande che è stato raggiunto dopo una graduale crescita delle richieste già molto alta alla prima scadenza del 28 febbraio scorso; da marzo si sono aggiunti ulteriori nuclei familiari con figli a carico fino al 21° anno di età compiuto o con figli disabili senza limiti di età.
Per ricevere un assegno per ciascun figlio a carico, gli aventi diritto, già introdotti in tornate differenti per via dell’ordine stesso delle domande, ha cominciato a ricevere le tranche di pagamento secondo tempi altrettanto differenti. Il disallineamento delle erogazioni non ha creato confusione, ma ha dettato alternanza delle rate e tempi di pagamento inevitabilmente irregolari. Ma ha raggiunto tutti, tutti quei genitori lavoratori in varia misura.
Con molta probabilità, i percettori di oggi, dell’Assegno Unico, sono gli stessi che fino allo scorso hanno beneficiato dei vecchi bonus attualmente assorbiti dalla novità di quest’anno; qualcuno di questi è sopravvissuto, anzi, diversi nuclei possono continuare a percepire gli stessi contributi integrandoli con l’Assegno. Un esempio è il Bonus asilo nido che consente ai genitori dei figli più piccoli di ricevere una somma a copertura delle spese per l’iscrizione all’asilo nido o, nel caso di disabilità, alle spese per la prolungata assistenza sanitaria.
Quest’ultimo, come d’altronde gli altri bonus, si attiva alla presenza di limiti reddituali ben definiti, perciò è fondamentali che i genitori lavoratori trasmettano all’Istituto di Previdenza la comunicazione ISEE del loro reddito: da essa non dipende solo la continuazione dell’erogazione, ma la congruità dell’importo corrisposto. L’Assegno Unico, invece, è considerato “universale” in virtù della mancanza delle soglie reddituali, se non nella misura che oltrepassati i 40mila euro o in assenza di ISEE, si accede all’importo minimo di un Assegno di base.
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Con gli ultimi cambiamenti normativi che hanno comportato una sistematica rivoluzione nelle buste paga dei lavoratori dipendenti, anche il trattamento è stato rivisto in chiave di incisiva riduzione della pressione fiscale. Nessuna variazione tocca la soglia al di sotto di 15mila euro e dunque il trattamento integrativo (bonus) equivalente a 1.200 euro annui viene riconosciuto anche per il 2022.
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Le modifiche toccano la fascia di reddito da 15mila a 28mila euro: il trattamento verrà percepito soltanto in presenza di ulteriori condizioni, ovvero che la somma di alcune, specifiche detrazioni superi quella dell’imposta lorda. Peseranno effettivamente le detrazioni concernenti: i carichi di famiglia; il reddito di lavoro; gli interessi passivi su mutui, terreni e abitazione principale (ma solo se contratti al 31 dicembre 2021); le spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica (bonus CSA, superbonus ecobonus e altri, ma se sostenuti al l 31 dicembre 2021).