In un’eredità, dichiarare e pagare la successione sono obblighi di legge a cui, in certi casi, i superstiti possono sollevarsi. Quali casi?
Alla morte di un proprio caro, non è improbabile che possa giungere l’avviso di convocazione da parte di un notaio, il notaio del deceduto; ciò significa che c’è un testamento da aprire e che si viene quindi convocati all’appuntamento con l’apertura. Si scopre dunque – se già non lo si sapesse – di appartenere agli eredi testamentari del lascito. Un ruolo non sempre facile, a volte desiderato o no; tutto dipende dalla condotta gestionale e dalla reputazione in vita del caro estinto.
Dal fronte fiscale, esser parte della pletora ereditaria significa contribuire all’assolvimento degli obblighi di legge, ovvero la dichiarazione di successione da inoltrare all’Agenzia delle Entrate, la quale contestualmente avvia il calcolo delle imposte sulle successioni e donazioni. La data del decesso del contribuente diventa anche la data di apertura della successione a partire dalla quale gli eredi hanno dodici mesi di tempo per consegnare la dichiarazione di successione.
Al di là degli obblighi con l’erario, si apre una questione forse ben più delicata, ed è quella legata all’accettazione dell’eredità. Il corredo di norme prevede per la successione testamentaria di legittimare la facoltà dell’erede di accettare o di rifiutare, di entrare in possesso del patrimonio, attivo e passivo, di un defunto; una facoltà per cui, la stessa legge permette ai legittimi eredi di prendere la decisione entro dieci anni.
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In questo lasso di tempo, si apre una fase di incertezza, nella quale non è escluso il rifiuto del lascito da parte dell’erede diretto, e si deve dunque parlare di eredità giacente. Il giudice del Tribunale, su richiesta degli stessi interessati, attiva un curatore, che garantisce la conservazione dei beni e la gestione dei legami con eventuali creditori. Il problema non esiste nel caso l’eredità venga accettata dai successori pienamente riconosciuti.
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Quindi, alla morte di un genitore, un figlio unico deve comunque prendersi carico delle spese di successione? Dipende, innanzitutto, la riscossione delle imposte scatta se accetta la relativa parte di lascito; allora, se nella linea diretta del defunto è vivo l’altro coniuge, allora il pagamento delle imposte andrà dimezzato. Anche in questo caso il problema non sussiste se: il figlio unico rifiuta l’eredità; e se l’eredità non supera 100mila euro di valore e non è composta da beni immobili: tutti, anche gli eredi diretti, sono esonerati dall’obbligo di presentazione della dichiarazione di successione.