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Successione, esiste un tempo limite per accettare l’eredità?

La successione è un procedimento che può durare molto tempo. Ma l’Agenzia delle Entrate può sancire l’accettazione tacita dell’eredità in questo caso

Testamento (Foto Adobe)

Un lutto purtroppo non è solo un momento in cui metabolizzare la sofferenza e la perdita. Ci sono delle infinite questioni burocratiche da espletare che in precedenza non si sarebbe neanche immaginato. La prima in ordine di apparizione è la successione. In assenza di testamento, gli eredi del defunto sono il coniuge ed i figli, i quali dovranno rispondere dell’eredità, compresi attivi e passivi.

Di conseguenza la prima azione da intraprendere è compilare un inventario dei beni del defunto, mobili, immobili e finanziari. In questo modo l’erede può decidere se rinunciare o accettare l’eredità. Nel caso in cui ci siano troppi debiti, ad esempio, l’eredità si può rifiutare. La rinuncia all’eredità è un documento scritto formale che deve essere redatto e sottoscritto in presenza di un notaio o di un Tribunale. Dopo la rinuncia all’eredità si perdono tutti i beni ed i debiti del defunto.

Successione, quando l’accettazione all’eredità risulta tacita

Testamento (Foto Adobe)

Generalemente per rinunciare all’eredità si hanno circa 10 anni di tempo. Difatti quello è orientativamente il tempo limite per le pratiche di successione. Ma nel frattempo il patrimonio, attivo o passivo che sia viene congelato, e per salvaguardare gli attivi è bene nominare un curatore dei beni. Questo per evitare che nel tempo perdano molto valore.

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Queste sono pratiche che viaggiano su sottigliezze legali. Ad esempio, l’Agenzia delle Entrate sin dall’apertura della successione, in caso di debiti inevasi da parte del defunto, spinge perché la successione sia terminata quanto prima e vengano nominati gli eredi sui quali si può rivalere.

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Ma finché non viene formalizzata la successione l’Agenzia delle Entrate non può fare nulla. Ma attenzione. L’accettazione della successione può essere sia esplicita che tacita. Viene riportato un caso affrontato nel 2022 dalla Corte di Cassazione. Un’eredità, con debiti annessi verso l’Agenzia delle Entrate, era giacente. L’eredità comprendeva passivi ed attivi in immobili molto malmessi. Dopo un certo lasso di tempo uno dei chiamati all’eredità ha comunicato all’Agenzia delle Entrate la voltura catastale di uno degli immobili, cioè il cambio di proprietà. L’AdE ha interpretato questo gesto come accettazione dell’eredità ed ha trovato finalmente il destinatario a cui inviare le cartelle inevase del defunto.

Pubblicato da
Giulia Borraccino