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Alimentazione

L’acqua di rubinetto è sicura, il prodotto imbottigliato costa 1000 volte in più

La cattiva fama che accompagna l’acqua di rubinetto è una falsa credenza. I controlli sono cavillari, frequenti e certificati

Acqua di rubinetto (Foto Unsplash)

L’acqua è uno degli elementi essenziali per la vita di un individuo, in cima alla lista dei bisogni per la sopravvivenza. Le utenze domestiche permettono di avere accesso costante ad acqua potabile, non solo per bere, ma anche per l’igiene personale. Nonostante ciò, secondo i dati Istat 7,4 milioni di famiglie italiane (il 29%) preferisce comprare e consumare l’acqua imbottigliata. In alcuni casi è per una preferenza di gusto, ma nella maggior parte si tratta di poca fiducia nei confronti della salubrità dell’acqua di rubinetto.

Certo, in quanto proveniente dagli acquedotti locali ogni località consuma acqua con differenti livelli di sodio, che ad esempio per l’ipertensione non sono consigliabili. Ma in quanto sicurezza, le acque destinate ad uso umano sono sottoposte a numerosi controlli, stabiliti dall’Organizzazione mondiale della Sanità.

Il riferimento normativo italiano è il  Decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31, ricezione della direttiva europea 98/83. Come riportato dal portale di Legambiente Unfakenews, secondo la normativa le tipologie di controlli microbiologici e chimico-fisici sono due:

  • controlli interni, di responsabilità del Gestore del Servizio idrico integrato, effettuati in laboratori interni;
  • controlli esterni effettuati dalle Aziende Asl insieme alle Arpa territorialmente competenti.

Inoltre, tramite le analisi periodiche, si ha la possibilità di conoscere i seguenti parametri sull’acqua potabile:

  • chimici (solfati, cloruri, calcio, sodio, potassio, magnesio, nitrati, ecc.);
  • solventi clorurati;
  • metalli (ferro, manganese, cromo, etc.);
  • microinquinanti (diserbanti, pesticidi, prodotti intermedi delle aziende chimico- farmaceutiche, etc.);
  • microbiologici (coliformi totali e fecali, enterococchi, etc.).

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Esistono dei controlli standard identificati dalla normativa, e dei controlli di verifica. Mediamente, si può calcolare che annualmente vengano effettuati 4 controlli di routine ed uno di verifica. Nel caso in cui alcuni parametri siano rilevati fuori dagli standard, le ASL locali saranno chiamate in causa per informare la popolazione e provvedere ai ripari.

Le acque minerali imbottigliate, in quanto commercializzabili su mercati internazionali, seguono delle valutazioni analitiche differenti. Per fare un esempio, le acque minerali possono contenere quantità di arsenico, manganese o solfati superiori rispetto alle acque di rubinetto. E questo in virtù delle differenti normative che le regolano.

In definitiva, deve essere sfatato il mito secondo cui l’acqua di rubinetto è meno sicura di quella in bottiglia. Inoltre non devono essere sottovalutati i fattori economici ed ambientali. Secondo le stime, chi beve esclusivamente acqua imbottigliata spende mediamente 1000 volte in più del consumo esclusivo dell’utenza casalinga. E non si devono dimenticare le tonnellate di plastica che l’acqua minerale commercializzata produce e che rendono sempre più difficile lo smaltimento dei rifiuti.

Pubblicato da
Giulia Borraccino