L’ultimo decreto approvato dal Governo prevede una novità sulla stretta agli evasori: non solo multe per chi rifiuta il bancomat
Il Governo alza il tiro contro gli evasori. Nell’ultimo decreto approvato dal Consiglio dei ministri traspare la chiara intenzione di dare un freno all’evasione fiscale. Il nuovo intervento rientra nel progetto di riforma intrapreso che prevede il calo delle imposte e il contestuale recupero del reddito sommerso.
Entrambe le operazioni, come indicato dal Governo alcuni mesi fa, dovranno essere operate gradualmente. E così, parallelamente al taglio delle imposte sulle persone fisiche, l’Irpef, è in arrivo la stretta sull’evasione. Oltre all’intervento già previsto relativo alle sanzioni per gli esercenti che rifiutano di incassare con il bancomat è stata aggiunta una novità.
Infatti, l’Agenzia delle Entrate avrà la possibilità di incrociare in automatico i dati attraverso i pagamenti con il bancomat. L’ente potrà incrociare i dati dei possessori delle carte di pagamento con gli scontrini e le transazioni effettuate. Questa operazione permetterà di facilitare i controlli sia su chi paga che su chi incassa.
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L’azione del Governo rientra nelle operazioni dirette ad aumentare il Prodotto interno lordo, ossia la ricchezza prodotta ma sconosciuta alle istituzioni. L’obiettivo per il 2023 è ridurre l’evasione del 5% per poi aumentare gradualmente fino ad arrivare al 40% entro il 2026, anno in cui termineranno i fondi del Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza.
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La concomitanza con la scadenza del piano non è casuale. L’Italia ha dovuto dare delle garanzie sul recupero dall‘evasione fiscale per ottenere la parte di investimenti a fondo perduto da parte dell’Unione europea che ammonta a circa il 40% dei soldi da investire nel piano previsto.
Va ricordato che nel decreto del Governo appena approvato è stato confermato l’anticipo dal 30 giugno dell’entrata in vigore della doppia sanzione per gli esercenti che rifiutano i pagamenti tramite carte e bancomat. La sanzione è di 30 euro per operazione, oltre a una maggiorazione dell’operazione ai fini fiscali del 4 per cento.