Nomisma ha diffuso un report riguardo il modo in cui stanno cambiando le scelte dei consumatori italiani in materia di acquisti, con numeri positivi riguardo la sostenibilità della filiera agroalimentare
Come riportato nel comunicato stampa che accompagna il report, siamo in un momento internazionale difficile in cui l’aumento dei costi energetici e di conseguenza delle materie prime uniti a “nuovi modelli valoriali e di consumo” dovranno portare tutta la filiera agroalimentare a rivedere il modo in cui viene praticata la sostenibilità guardando in particolare alle scelte sul packaging.
La guerra ha generato una serie di situazioni che si sono concatenate e il cui risultato finale è un aumento dei costi di produzione e di conseguenza dei prezzi finali di moltissimi prodotti. Basta pensare a ciò che sta succedendo con le bollette dell’energia elettrica, che sono letteralmente schizzate alle stelle. Silvia Zucconi, responsabile della Business Unit Market Intelligence di Nomisma, sottolinea come 9 imprese su 10 abbiano lamentato aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime segnalandole come “principali difficoltà”.
E, prosegue sempre Zucconi, benché quasi 9 imprese su 10 pensino che rivedere i propri prezzi di vendita sia il primo modo per risolvere la questione ci sono comunque alcune imprese, nello specifico un’impresa su quattro, a che ha dichiarato di avere intenzione nel triennio 2021-2023 di fare “eco investimenti”. Per capire in che modo questo approccio potrebbe rivelarsi vincente Zucconi sposta il focus sui consumatori.
La Responsabile Business Unit Market Intelligence sottolinea a tal proposito come oltre a scelte dettate dalla necessità di risparmiare anche sulla spesa alimentare, i carrelli degli italiani pensano sostenibile. Quasi la metà degli italiani, segnalando un clima di generale sfiducia, ha dichiarato che concentrerà i propri acquisti solo sullo stretto necessario mentre 1 su 5 continuerà ad acquistare i prodotti scegliendo in base alla qualità ma riducendo la quantità.
Tra questi numeri si inserisce un 59% della popolazione che rispetto al 2019, questi sono i dati registrati da Nomisma, pensa anche alla sostenibilità nel momento in cui va a fare la spesa alimentare. Una sostenibilità che si articola, continua il discorso di Zucconi, su diversi piani. C’è per esempio un 89% degli italiani che ogni giorno cerca di contenere gli sprechi energetici e idrici e un altro 84% che ritiene che la sostenibilità passi attraverso scelte più consapevoli quando si fanno acquisti alimentari.
Quali sono però i criteri in base ai quali gli italiani scelgono sostenibile? Sl primo posto c’è preferire prodotti che siano frutto di un “utilizzo responsabile delle risorse e con un basso impatto ambientale”: un basso impatto ambientale che a sua volta si articola in ridotte emissioni di CO2, ridotto consumo idrico e ridotto consumo energetico. Un altro modo in cui i consumatori italiani scelgono sostenibile è in base al packaging.
In particolare, per il 62% degli italiani un prodotto è sostenibile quando il suo packaging è riciclabile mentre c’è un 59% che pensa che sostenibile significhi realizzato con materiali sostenibili. Ma la sostenibilità si articola anche in mancanza di overpackaging, confezioni plastic free e, sempre per il 57% degli italiani, nella presenza del bollino che indica che il prodotto è bio.
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Accanto ai dati relativi alla percezione dei consumatori italiani riguardo la sostenibilità e al modo in cui questa percezione orienta gli acquisti c’è poi quello che chi si trova di fronte allo scaffale vorrebbe migliorato. Il 64% dei consumatori, per esempio, vorrebbe che ci fossero più informazioni sulle confezioni per saperne di più sia del prodotto che stanno acquistando sia della confezione in cui si trova questo prodotto.
Probabilmente questa volontà di avere più informazioni sulle confezioni è uno dei lasciti positivi del periodo della pandemia che ci ha costretti, tra le altre cose, anche a leggere con molta più attenzione e a sapere meglio che cosa compriamo e che cosa utilizziamo tutti i giorni.