Capofila dell’iniziativa è la Croce Rossa, supportata da associazioni di Caltanissetta quali la Cooperativa sociale Etnos, l’impresa sociale “Un posto tranquillo”, la Coldiretti ed altre realtà sociali
“Ci ribelliamo all’equazione povero – cibo di scarto“, asserisce Massimo Primavera, direttore di Coldiretti Sicilia. Riconferire dignità allo stato economico disagiato è uno dei punti cardine del progetto Open food, che come tutte le iniziative pregevoli nasce da una riflessione complessa e dall’impegno di una rete territoriale. E’ bastato coniugare il crescente e visibile tasso di povertà con il costante spreco alimentare che proviene dalle attività di ristorazione o dalle distribuzioni alimentari.
Il 19 aprile 2022 è stata messa la prima pietra: l’inaugurazione del progetto. A sostenerlo, su iniziativa della Croce Rossa Italiana, la Cooperativa Sociale Etnos, Legacoop Sicilia, Coldiretti, Ipab Testasecca, la Regione Sicilia. Tutti insieme per fornire un’alternativa alla mensa di povertà, che viene declinata in una più dignitosa mensa di comunità. Prezzo simbolico per ogni porzione di cibo: 1 euro. Massimo 4 portate a persona. Il servizio non include posate, bicchieri e bevande.
Pagare un pasto ad un prezzo calmierato anziché riceverlo gratuitamente è un gesto simbolico che permette a qualunque utente di poter scegliere il cibo in base alle proprie preferenze, eliminando il divario tra carità e consumo. Un pasto acquistato riconferma la dignità dell’utente, al pari di chi si rivolge ad un esercizio di ristorazione. Il prezzo è un dettaglio.
Lo sottolinea Nicola Piave, presidente di Croce Rossa Italiana: “Grazie a un bando erogato dalla Regione Sicilia, abbiamo avuto la possibilità di pensare a un luogo dove le persone possano andare a mangiare senza sentir sulle spalle il peso del proprio disagio economico”. Si inizia dalla Sicilia, nello specifico da Caltanissetta, ma non si esclude che il modello virtuoso possa fungere da esempio per altre realtà locali.
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Il sostegno territoriale di ristoratori, esercizi commerciali e Coldiretti ha consentito di creare una rete funzionale, che pur se supportata da enti istituzionali, è stata possibile grazie alla collaborazione di enti privati. Un progetto che si propone l’ambizioso obiettivo di contrastare la stigmatizzazione della povertà, non solo la povertà stessa. L’idea comune di chi è in disagio economico è che vive sulle spalle della comunità e che deve accettare qualunque bene di scarto. Il ribaltamento di questo stigma è messo in pratica dal cibo acquistato e non regalato, e dalla possibilità dell’individuo di scegliere la portata che più gli piace.
Il concetto di sostenibilità, molto diffuso ormai nel vocabolario comune e fortemente inflazionato mediaticamente, dovrebbe essere considerato in un’ottica più ampia del colore verde che identifica spesso le iniziative “sostenibili”. Ridurre lo spreco alimentare, trasformandolo in pasti sani ed accessibili economicamente, non può non essere considerato un gesto sostenibile per l’intera comunità.