Per mancato assolvimento di un finanziamento, la banca può pignorare il libretto ma solo a determinate condizioni. Vediamo quali
Arriva prima o poi un momento nella nostra vita in cui la liquidità a nostra disposizione non basta e per le più diverse ragioni, non soltanto personali. Al contempo, è lo stesso momento in cui si decide di fare un salto di qualità fondamentale, di realizzare un progetto per sé o per qualcuno a noi vicino e la circostanza è ineluttabilmente non rinviabile. Si pensi all’acquisto di una casa perfettamente su misure per le proprie esigenze.
Anche fosse solo per anticipare il “finanziamento” di future tranquillità, non possiamo fare a meno di chiedere un prestito. Prima però ci informiamo presso l’istituto di credito dove è depositato il nostro corrente per accertarsi di ricevere delle agevolazioni sui tassi, altrimenti cerchiamo altrove le offerte migliori. La banca, poi, concede la somma di cui abbiamo bisogno, non prima di aver vagliato le garanzie (che evidentemente sono più che buone) e le coperture economiche personali.
Può accadere che nel piano della restituzione del prestito, qualcosa vada storto: la perdita del lavoro, problemi di salute e molto altro. E le garanzie non sono sufficienti o sono venute meno. Ecco dunque, dopo il tempo necessario per ricorrere a modalità di ammonizzazione del debito, che la banca o altri enti di credito debbono procedere al pignoramento dei nostri beni.
Tra i beni può includervi la casa stessa, i beni mobili come l’automobile o altri veicoli, ma pure altri tipi di beni, i più importanti: i risparmi. Ciascuno di noi ha trovato una modalità preferita per mettere al sicuro il denaro non speso e consegnato al futuro, ma se pensiamo alle Poste Italiane, ad esempio, non può che venirci in mente il deposito di liquidità sotto forma di libretto di risparmio.
Questo strumento ha conquistato una larga fetta delle famiglie italiane, che all’occorrenza ne aprono uno per ognuno dei propri figli. Ma se una stessa famiglia non è più in grado di assolvere al pagamento delle rate di un mutuo o di un qualsiasi finanziamento, può subire il pignoramento del libretto postale? La pignorabilità è ammissibile soltanto all’occhio di alcuni casi particolari.
Leggi anche: INPS, questi pensionati si ritroveranno 200 euro in più
Anche la Cassazione ne ha delineato la possibilità di contribuire alla riscossione del debito, tramite il blocco del libretto. La stessa Corte, però, ha precisato anche i limiti di pignorabilità: è totale, ma soltanto se non viene accreditata la pensione o lo stipendio. Le somme da considerare sono quelle versate in precedenza all’atto di pignoramento; diversamente, può essere pignorato il denaro in eccedenza oltre il triplo dell’assegno sociale, pari a 1.345,56 euro.
Leggi anche: Conto corrente, quando l’Agenzia delle Entrate blocca il saldo
Cio riguarda sia nel caso di un solo intestatario che nel caso di cointestatari del finanziamento. Se è il libretto ad essere cointestato, il limite di pignoramento equivale al 50% della somma di denaro. Anche nel caso che si depositi la pensione, il limite pignorabile, analogamente, è al di sopra dei 1.345,56 euro. Se il debito è contratto con l’Agenzia delle Entrate, la pignorabilità equivarrà (fino al totale recupero del debito): un decimo se la pensione non supera i 2.500 euro mensili; un settimo fino al limite dei 5 mila euro al mese; un quinto se, invece, l’accredito mensile è superiore ai 5 mila euro.