Chi viene sorpreso a lavorare senza contratto ed percepisce il Reddito di Cittadinanza, incontra gravi sanzioni penali. Ecco i dettagli
Mentre le cronache quotidiane ci raccontano delle odierne crisi internazionali, i consequenziali effetti non mancano di condizionare la capacità economica dei singoli cittadini. L’aumento del costo delle materie prime e dei beni di prima necessità ha colpito come un fulmine a ciel sereno il potere d’acquisto e l’inflazione in decollo non è stato il riflesso condizionato della ripresa post pandemica.
I governi susseguitisi in questi ultimi anni hanno dato il via a misure straordinarie a sostegno delle fasce più deboli della popolazione, sofferenti di situazioni economiche critiche dai tratti inequivocabilmente cronici. Il Reddito di Cittadinanza, erogato dall’INPS, sta fornendo ad oggi un aiuto economico a 2 milioni e 800mila percettori; esso non rappresenta, però, l’acquisizione di una forma di reddito.
Lavoro a nero: quali conseguenze sul Reddito di Cittadinanza percepito?
Il Reddito di Cittadinanza si rivolge ai soggetti individuati in quanto misura di accompagnamento verso il reinserimento lavorativo e nell’inclusione sociale. Perché è innanzitutto necessario prelevare le persone nel disagio dall’oblio occupazionale, che si tramuta automaticamente in oblio sociale. Ecco dunque la funzione di supporto economico mensile che giunge direttamente come “ricarica” accredita sulla carta ricaricabile RdC emessa da Poste Italiane.
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Il contributo mensile viene erogato per un periodo limitato, 18 mesi (sebbene rinnovabili), in virtù della sua qualità di supporto per un tempo – il più possibile – provvisorio. D’altro canto, l’avente diritto deve sottoscrivere una Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro (DID) e del Patto per il lavoro presso il Centro per l’impiego, ovvero del Patto per l’inclusione sociale presso i servizi sociali dei comuni.
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Ma guai a farsi sorprendere per dichiarazioni non corrispondenti alla realtà o, peggio ancora, che si lavori a nero mentre si percepisce il sussidio. Le conseguenze sono prevedibilmente gravi: in primis, la revoca del RdC. Per avviare la sospensione è sufficiente un tipo di attività di collaborazione coordinata o continuativa che non è stato opportunamente segnalato. In caso di un’offerta di lavoro da parte del Centro per l’impiego, la mancata adesione comporta la decurtazione fino a 6 mensilità. E infine c’è l’aspetto penale con le sue severe sanzioni: si rischia, in presenza di false dichiarazioni, fino a 6 anni di reclusione. Si perpetra infatti il reato di truffa aggravata che consta l’obbligo di restituire l’intera somma percepita.