Il nuovo piano per affrancare l’UE dalla dipendenza energetica dalla Russia è nero su bianco. Ma le polemiche proliferano per la crisi climatica
Ne abbiamo parlato proprio oggi. La tassonomia verde europea, secondo un rapporto di Greenpeace Francia, non ha fatto altro che aumentare negli scorsi anni la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia. Ed ora che si vorrebbe sanzionare lo Stato ex sovietico, si tentano soluzioni alternative difficilmente praticabili. Tuttavia RePowerEu è stato presentato. Ursula von der Leyen illustra i punti cardine del piano: “Proponiamo di rendere obbligatori i pannelli solari per gli edifici commerciali e pubblici entro il 2025 e per i nuovi edifici residenziali entro il 2029. Questo è un piano ambizioso ma realistico”.
Sul primo punto non c’è nulla da obiettare. La spinta alle rinnovabili, anche se di ardua attazione, è una soluzione che piace alle parti politiche e alla società civile. L’Italia potrà chiedere di aumentare la propria quota di Recovery Fund da investire in energia. Ma probabilmente non basta.
Nell’elenco a seguire, balzano agli occhi i nomi di nucleare e carbone. Le fonti UE spiegano che per centrare l’obiettivo è necessario aumentare “nei prossimi 5-10 anni di 44 TWh la produzione di energia dal nucleare e di 100 TWh di carbone, si tratta di un aumento di circa il 5% nel mix energetico”.
E qui nascono le perplessità. Che carbone ed energia nucleare possano essere considerate “pulite” è discutibile. Oltretutto, al momento, la Russia detiene sul nucleare il maggior potere d’influenza di questa parte del mondo. E non è bastata la paura di Chernobyl e delle altre centrali ucraine minate nella loro integrità.
Inoltre con l’utilizzo massiccio di carbone come fonte energetica si allontanano sempre più gli obiettivi degli Accordi di Parigi. I cambiamenti climatici sono tangibili, e serve un’inversione di rotta, non esattamente rappresentata dal carbone.
Il WWF commenta in una nota: “Il piano REPowerEU pubblicato oggi dalla Commissione europea mira a ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi. Tuttavia, le proposte di sostituire il petrolio e il gas russo investendo in ulteriori infrastrutture per il gas, contando su livelli irrealistici di idrogeno o aumentando l’uso della bioenergia senza restrizioni sull’approvvigionamento, rischiano di prolungare la dipendenza dell’UE dai combustibili fossili e di mettere a repentaglio gli obiettivi climatici e di protezione della natura”.