È stato pubblicato sul sito del Censis il terzo rapporto su italiani e invesitmenti stilato in collaborazione con assogestioni. L’immagine che si ricava è di un cambiamento sostanziale nella percezione di cosa significa investire per gli italiani
Con una inversione di tendenza che sembra non avere precedenti nella storia del rapporto che gli italiani intrattengono con le forme di risparmio ed investimento, nel Rapporto del Censis emerge come oltre la metà degli italiani risparmiatori non hanno interesse a investire nel mattone e oltre il 70% ha dichiarato che non avrebbe intenzione di acquistare titoli di Stato. C’è invece un 78,2% di risparmiatori che si dichiara “propenso a effettuare investimenti etici, cioè rispettosi dei diritti umani“.
Nel corso del 2021 rispetto all’anno precedente c’è stato per esempio un aumento del 5,9% nel valore in euro del portafoglio totale finanziario dei cittadini italiani. Una situazione che si spiega facilmente guardando alla pandemia, che ci ha necessariamente messo nelle condizioni di cercare di risparmiare quanto più possibile. Pandemia cui ultimamente si lega anche la guerra. Questi 5000 miliardi di euro di portafoglio finanziario totale degli italiani come risparmiatori viene molto spesso investito.
Ma gli italiani risparmiatori hanno le idee molto chiare riguardo cosa cercano negli investimenti finanziari sia per quello che riguarda l’orizzonte temporale in cui gli investimenti si svolgono, sia per quello che riguarda i rendimenti, sia ancora proprio sul tipo di investimenti che si vorrebbero fare.
A quanto pare, parlando di tempistiche, i risparmiatori preferiscono orizzonti temporali tra 1 e 3 anni, con rendimenti più alti e costi di gestione più bassi e poi moltissimi sono pronti investire in attività etiche ovvero in quelle attività in cui vengono salvaguardati i diritti umani degli eventuali lavoratori delle società di cui si diventa finanziatori.
Oltre a pensare ai diritti umani, e quindi alla forma più umana di sostenibilità, gli italiani sono anche più interessati a investire nelle piccole e medie imprese italiane e molto meno nei titoli di Stato o addirittura nel mattone, che è sempre stato invece nel passato uno dei beni rifugio più utilizzati in Italia.
La scelta di investimenti etici va probabilmente di pari passo con il riconoscimento da parte per esempio di Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni, di quelle “competenze nascoste dei risparmiatori“. Anche per quello che riguarda il risparmio si potrebbe dire che abbiamo finalmente imparato a leggere le etichette e a scegliere non soltanto ciò che sembra avere un valore migliore ma anche ciò che fa bene alla comunità umana in generale.