Aumento Canone Rai, costerà davvero più del triplo?

Con l’imminente scissione dall’energia elettrica, il canone Rai formato “bollettino” torna a caro prezzo. Vediamo perché

Canone Rai
Canone Rai (Foto Adobe)

Dopo cinque anni di assenza, il recapito del bollettino postale relativo al pagamento del canone RAI segna un ritorno al vecchio regime. Non solo dunque la programmazione della cara e vecchia RAI ma anche il tradizionale talloncino entrerà (di nuovo) nelle case degli italiani. Questo “ritorno all’ordine” si annuncia per il prossimo anno, mentre ancora non tutti i cittadini hanno ben compreso la promiscuità – finora – del costo radiotelevisivo con il consumo dell’energia elettrica.

Le attese e le intenzioni dell’allora Governo Renzi (2016) erano ben chiare: combattere l’evasione del canone RAI; stanare quegli ambigui casi sorti dalle ceneri di utenze interrotte o trasferite. Se c’è un televisore in casa, non ci sono dubbi: il canone va pagato. E allora il modo migliore di non sfuggire all’onere che tutti noi abbiamo nei confronti dell’informazione e dell’intrattenimento di Stato, è stato quello di agganciarlo alle spese della luce domestica.

Aumento Canone Rai: quanto potrà ammontare il bollettino?

agenzia entrate canone rai
Canone Rai (Foto Adobe)

Sempre dalle cronache del passato, il Governo ha “stipulato” un patto con i cittadini: per meglio digerire questa singolare novità, l’abbonamento ha subito una sostanziosa riduzione dell’importo da corrispondere, passando dai 113,50 euro agli attuali 90 euro, e inoltre lo stesso è stato sottoposto alla rateizzazione all’interno della stessa bolletta elettrica.

A meno di un anno dalla reintroduzione del bollettino da pagare alle poste, la nota imposta potrebbe portare con sé delle novità che non saranno del tutto gradite dagli utenti. Vediamole. La rimozione dei cosiddetti “oneri impropri” – così li chiama la Commissione Europea – dalla luce di casa comporterebbe un aumento salato della somma annuale. Perché? Perché il rigurgito di fenomeni evasivi metterebbe fine alla garanzia di introiti sicuri.

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Se da un lato, oggi, l’Italia si colloca, nella media europea, tra i Paesi che pagano uno dei più bassi abbonamenti della TV nazionale, dall’altro, l’endemica carenza di fondi che denuncia l’Azienda potrebbe indurre all’inevitabile rincaro (se non giungesse un’iniziativa di risposta da parte del Governo). Si pensa a un’imposta pari a circa 300 euro. Tanto è lo sproposito che i cittadini pagatori dovranno versare anche per conto di chi pagatore non è.

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L’aumento dunque sembra giustificato dal timore istituzionale di perdere i fondi necessari per mandare avanti l’Azienda di Stato RAI. L’esperienza di alcuni paesi europei (Paesi nordici, Belgio) potrebbe suggerirci una via d’uscita da tale spauracchio; i metodi per blindare i fondi necessari sono diversi: l’abolizione della riscossione diretta, facendo rientrare i costi nella fiscalità generale (Svezia, Norvegia, Finlandia, Belgio, Olanda e Spagna); privatizzazione della Rai; pagamento tramite 730. E già il Governo sta pensando a un canone dentro il modello di dichiarazione dei redditi. Più probabile questa situazione, tuttavia, che una maxi aumento delle proporzioni citate. Si rischierebbe un cortocircuito Stato-cittadini.

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