Trent’anni di tutela ambientale, come sta la biodiversità in Italia? il report Legambiente

30 anni di tutela ambientale. Sono passati infatti 30 anni da quando nel nostro Paese si è attivata la Direttiva Habitat grazie al Programma LIFE della Commissione Europea, che si è trasformato per noi nella cosiddetta rete Natura 2000. Sul sito ufficiale di Legambiente è stato in questa occasione pubblicato il nuovo report sulla biodiversità

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Legambiente: 30 anni di protezione della biodiversità (foto Unsplash)

Nell’introduzione del report si fa riferimento a tutto ciò che purtroppo non è andato nel corso di questi anni ma, nell’intervento a firma di Stefano Ciafani Presidente nazionale dell’associazione ambientalista, c’è spazio anche per un piccolo barlume di speranza.

Ciafani infatti scrive “Nell’ultimo anno sui temi della natura abbiamo visto qualche significativo passo in avanti, ad iniziare dall’8 febbraio 2022, giorno in cui l’ambiente e la tutela degli ecosistemi e lo sviluppo sostenibile sono finalmente entrati nella nostra Costituzione. La modifica degli articoli 9 e 41 è stata approvata dalla Camera a maggioranza assoluta“. Sempre il Presidente di Legambiente ricorda poi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Strategia Forestale Nazionale, fondamentale per la tutela e l’uso consapevole dei prodotti boschivi.

Ciafani ricorda poi come proprio la rete Natura2000 manchi dei fondi che dovrebbe invece avere per portare avanti i progetti di tutela ambientale garantiti dalla Direttiva Habitat 92/43. Natura 2000 garantisce oggi la protezione di 450mila ettari di territorio in tutta Europa con un totale di ben oltre 26mila siti tra mare e terra.

Nel nostro Paese però la rete nazionale emanazione della rete Natura 2000 non è adeguata e per questo c’è contro di noi aperta una procedura di infrazione. Il dossier sulla biodiversità raccoglie però anche tutta una serie di sfide vinte e di progetti che stanno contribuendo alla tutela e alla salvaguardia ambientale.

Nel comunicato stampa si fa riferimento, tra gli altri casi considerati emblematici di progetti che stanno dando i loro frutti. C’è per esempio il progetto LIFE FALKON attivo dal settembre del 2018 e volto alla tutela della popolazione del grillaio del Mediterraneo centro orientale, un piccolo rapace la cui popolazione era diminuita drasticamente nel corso del secolo appena trascorso.

C’è poi il progetto dedicato alla tartaruga caretta caretta che non solo ha visto la creazione di nuovi centri di recupero ma anche la consegna ai pescatori di attrezzature che stanno aiutando a ridurre gli incidenti che coinvolgono questi preziosi animali marini. Nella zona dell’Appennino sono invece per esempio stati attivati negli anni il progetto dedicato al lupo, quello del camoscio appenninico e quello dedicato ai fiori dell’Appennino. Tra i nuovi progetti che si sono invece attivati ci sono quelli relativi per esempio alla tutela dei delfini, alla tutela di squali e razze nonché della starna italica e poi della trota mediterranea.

I progetti di salvaguardia, come abbiamo potuto apprezzare, non riguardano solo specie animali ma anche specie vegetali. Perché è importante sottolineare come per biodiversità non ci si debba limitare a immaginare animali in via d’estinzione. Tutto l’ambiente naturale va preservato perché nella sua interezza c’è la sua (e la nostra) sopravvivenza. Se da un ambiente eliminassimo un elemento si creerebbero squilibri che potrebbero portare al collasso di quello stesso ambiente.

Vogliamo chiudere con una considerazione che si trova sempre nel report di Legambiente e che riguarda anche la famosa Agenda 2030: “L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile pone la biodiversità come uno degli elementi chiave per molte attività economiche, in particolare quelle legate ai settori dell’agricoltura sostenibile“. Torna quindi anche il tema dell’agricoltura sostenibile legata alla conservazione della biodiversità da cui, a sua volta, può trarre importanti benefici.

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