Somministrata per prevenire gravi problemi al cuore, la cardioaspirina, in determinate circostanze, può indurre a seri rischi. Vediamo quali
Fonte articolo: Codifa.it
La conoscono molto bene coloro che hanno a che fare con problematiche cardiache. Stiamo parlando della Cardioaspirina, il farmaco che viene assunto per prevenire gli eventi atero-trombotici, ovvero nella formazione di coaguli di sangue (detti trombi) all’interno dei vasi sanguigni. Si assume nella fase successiva all’infarto del miocardio o all’ictus cerebrale o attacchi ischemici transitori (TIA); in pazienti con angina pectoris instabile o stabile cronica.
All’interno del sistema vascolare, la formazione di trombi sanguigni può provocare l’interruzione totale o parziale del flusso sanguigno in organi come cuore e cervello. Pertanto la cardioaspirina è utile in quei pazienti sottoposti ad interventi di angioplastica coronarica o per prevenire la riocclusione di by-pass; allo stesso modo, a pazienti sottoposti a emodialisi e durante la circolazione extracorporea.
Cardioaspirina: quando assumerla diventa un rischio
Questo farmaco è basato sul principio attivo dell’acido acetilsacilicilico, ovvero a quei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), cui appartengono Antiaggreganti piastrinici, Antipiretici, Analgesici FANS e nello specifico Antiaggreganti piastrinici, esclusa l’eparina. In particolare, viene bloccata l’aggregazione piastrinica a partire dall’interruzione della sintesi del trombassano A2 – la molecola coinvolta nel processo di emostasi – nelle piastrine.
Leggi anche: Vaiolo delle scimmie, è allarme: come si trasmette
Gli effetti prodotti dalla cardioaspirina sono: la riduzione dell’infiammazione; l’effetto antipiretico (in caso di. febbre); l’effetto analgesico; l’effetto antiaggregante piastrinico. La cardioaspirina è controindicata se il soggetto è allergico o ipersensibile al principio attivo dell’acido acetilsalicilico; ma sono fuori dalla somministrazione anche coloro che presentano mastocitosi, producendo reazioni di ipersensibilità (con shock circolatorio di vampate di calore, ipotensione, tachicardia e vomito), asma, ulcera e insufficienze renali, epatiche o cardiache.
Leggi anche: La plastica bio è greenwashing? L’indagine di Greenpeace
Ciò che potrebbe rendere pericoloso questo medicinale è la tossicità da sovradosaggio. Un dosaggio di salicilati superiore a 100 mg/kg/giorno per 2 giorni consecutivi può portare alle conseguenze dovute ad un’assunzione cronica di dosi eccessive, oppure di sovradosaggio acuto, che include l’accidentale ingestione nei bambini. Si verificano così sintomi quali: il capogiro, le vertigini, il tinnito, la sordità, la sudorazione, la nausea e il vomito, la cefalea e lo stato confusionale. La riduzione del dosaggio consente di ridurre la loro manifestazione.