Auto che non inquinano e aerei che si tengono a mezz’aria solo con la forza di volontà e i buoni propositi: cosa c’è di vero dietro le pubblicità? I risultati sconcertanti di un nuovo studio commissionato da Greenpeace Paesi Bassi su 1127 annunci pubblicitari apparsi sui social
Lo studio si chiama “Words vs. Actions, the truth behind the advertising of the car and airline industries” è stato pubblicato sul sito ufficiale dell’associazione ambientalista. In particolare la ricerca, realizzata dal gruppo di ricerca DeSmog, si è concentrata sulle pubblicità che diverse case automobilistiche e vettori europei hanno distribuito sui canali social: Facebook e Instagram.
Come si legge nel sommario dello studio, “il settore dei trasporti è responsabile di quasi un quinto delle emissioni globali di gas serra”. Per riuscire a evitare la catastrofe globale molti governi del mondo, prosegue sempre lo studio, hanno aderito all’iniziativa di limitare il riscaldamento globale a 2 C°, con l’obiettivo ideale di tenersi entro 1,5 C°.
Ma nonostante i buoni propositi dei governi, il settore dei trasporti sembra invece essere piuttosto recalcitrante: “Molte industrie automobilistiche vogliono continuare a produrre auto che vanno a combustibili fossili per troppo tempo per essere in grado di sostenere il target del 1,5 C°. L’industria del trasporto aereo si è data il 2050 come deadline per aver emissioni nette zero ma propone di raggiungere questo scopo con una miscela di tecno-aggiustamenti incerti e un conteggio creativo delle emissioni di anidride carbonica“.
Lo scopo dello studio è stato scoprire in che modo le industrie principali del settore dei trasporti, quindi i produttori di veicoli e le compagnie aeree, stanno schivando le proprie responsabilità anche attraverso strategie di marketing che purtroppo odorano proprio di greenwashing.
Un primo dato interessante riguarda la percentuale degli annunci di auto a basse emissioni sul totale degli annunci pubblicati riguardo le vetture: il 68% degli annunci promuove auto che sono o elettriche o ibride. In questo modo, tempestando gli utenti di messaggi che riguardano questa parte della produzione, molti giganti dei trasporti stanno in realtà riuscendo a convincere sempre gli stessi utenti che queste vetture ibride e queste vetture elettriche siano la principale fonte di guadagno delle società. Quando in realtà questo non è assolutamente vero.
Nello studio si fa riferimento ad alcuni colossi delle automobili tra cui i quattro brand del gigante Stellantis tra cui rientra anche la Fiat insieme a Jeep, Peugeot e Citroen. Andando semplicemente a guardare i numeri si nota come in media per il gruppo Stellantis venga in realtà venduta un’auto a basse emissioni ogni cinque annunci pubblicitari riguardo le stesse vetture. Va un po’ meglio con Renault per la quale invece viene realizzata una vendita di auto a basse missioni ogni 2,3 annunci.
Per quello che riguarda la pubblicità del trasporto aereo sembra invece che la situazione sia diametralmente opposta e che anzi le grandi compagnie non puntino neanche a livello di marketing su promesse di voli meno inquinanti. Solo il 9% delle pubblicità delle cinque compagnie aeree europee preso in considerazione sottolinea ciò che la compagnia intende fare per mitigare il proprio impatto sull’ambiente.
Nell’ambito della pubblicità delle compagnie aeree spicca SAS che, rispetto alle altre, parla molto più spesso anche nei propri spot pubblicitari sui social della volontà di avere nuovi velivoli a basse emissioni, di utilizzare biocarburanti e di avere in programma per il futuro lo sviluppo di mezzi completamente elettrici.
Paradossalmente però nonostante le compagnie aeree sembrino più trasparenti nel loro volersi tirare fuori dalle responsabilità ambientali, che invece andrebbero loro ricordate più spesso, la pubblicità delle compagnie aeree fa riferimento proprio a luoghi idilliaci che con i cambiamenti climatici dovuti all’innalzamento delle temperature rischiamo di perdere per sempre.
La proposta di Federico Spadini, campagna trasporti di Greenpeace Italia, è quella di mettere al bando le pubblicità delle aziende “responsabili della crisi climatica, così come da anni sono vietate quelle delle aziende del tabacco“.
Anche perché, come ricorda il comunicato stampa sul sito ufficiale di Greenpeace Italia che accompagna la presentazione dello studio, “due terzi del petrolio consumato in Europa viene usato nel settore trasporti ed è in gran parte importato da Paesi come la Russia, che impiega i profitti per finanziare il conflitto in corso in Ucraina. La pubblicità di automobili e aerei non fanno altro che aggravare la nostra dipendenza dal petrolio, con effetti devastanti per il clima e per la sicurezza delle persone“.