Alcune persone potrebbero ricevere una multa da parte dell’Agenzia delle Entrate per una omissione sulla Tessera Sanitaria
Ogni italiano ha la propria Tessera Sanitaria, un tessera rilasciata a tutti gli assistiti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e che viene prodotta, emessa e consegnata gratuitamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in accordo con il Ministero della Salute.
La validità della Tessera è di 6 anni ed è inviata automaticamente, in prossimità della scadenza, all’indirizzo del domicilio fiscale dell’assistito dell’SSN presente in Anagrafe Tributaria. Alcune persone potrebbero anche ricevere una multa legata proprio alla Tessera Sanitaria se omettono una comunicazione.
Tessera sanitaria: ecco chi rischia di essere multato
La Tessera Sanitaria, lo ricordiamo, comprende anche un microchip, chiamato “Carta Nazionale dei Servizi” (TS-CNS), che oltre alle prestazioni sanitarie normalmente fruibili, permette al cittadino anche l’accesso ai servizi offerti in rete dalla Pubblica Amministrazione, in assoluta sicurezza e nel rispetto della privacy.
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Per quanto riguarda invece la questione delle multe, queste avvengono se una particolare fetta di cittadini non comunica alcuni dati all’Agenzia delle Entrate. Ogni comunicazione errata, omessa o tardiva comporta infatti una multa di 100 euro e riguarda, nel dettaglio le dichiarazioni precompilate.
Ad essere interessate da questa comunicazione di dati sono infatti le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, i policlinici universitari. E poi ancora le farmacie pubbliche e private, i presidi di specialistica ambulatoriale, le strutture per l’erogazione delle prestazioni di assistenza protesica e di assistenza integrativa, gli altri presidi e strutture accreditati per l’erogazione dei servizi sanitari e gli iscritti all’Albo dei medici chirurghi e degli odontoiatri.
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Tutti questi soggetti hanno quindi l’obbligo di inviare al Sistema tessera sanitaria i dati relativi alle prestazioni sanitarie erogate nei confronti delle persone fisiche. La comunicazione serve ai fini della messa a disposizione dei dati dell’Agenzia delle Entrate che li utilizza per l’elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata. L’Agenzia delle Entrate spiega che “una diversa lettura non consentirebbe di ottenere l’effetto dissuasivo prospettato nella relazione illustrativa”.