Quando due coniugi divorziano quello più debole economicamente ha diritto a ricevere l’assegno di mantenimento
Quando due coniugi non vanno più d’accordo tra di loro alloro possono o divorziare o separarsi. I due termini vengono usati spesso come sinonimi ma non lo sono affatto dal momento che anche la legge distingue diverse tipologie di assegni alimentari e tiene distinta la separazione dal divorzio.
L’Assegno divorzile, l’assegno di mantenimento e gli alimenti sono tutte prestazioni economiche che hanno funzioni non assimilabili tra di loro. Ad esempio può chiedere gli alimenti l’ex coniuge che versa in stato di bisogno e da solo non è in grado di provvedere al proprio mantenimento.
Per quanto riguarda l’assegno di mantenimento, ovvero quello divorzile, lo si quantifica in maniera molto diversa rispetto al passato. Se in passato infatti si faceva riferimento al tenore di vita tenuto durante il matrimonio, ad oggi il parametro maggiormente utilizzato per le quantificazioni più recenti dalla giurisprudenza è quello compensativo.
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L’assegno divorzile o di mantenimento serve a compensare il coniuge economicamente debole degli sforzi fatti in favore della famiglia durante il matrimonio. In molti casi può capitare che la dedizione alla famiglia potrebbe aver pregiudicato le aspirazioni lavorative ed economiche dell’ex coniuge. E qui entra in gioco l’assegno divorzile dopo il divorzio, per riportare la condizione finanziaria dell’ex coniuge in equilibrio.
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Per quanto riguarda gli alimenti, invece, questi si quantificano in proporzione ai bisogni e alle condizioni economiche di chi li chiede e di chi li somministra. Questi non possono superare quanto necessario ai bisogni primari di chi li chiede, tenendo in considerazione la sua posizione sociale. Quindi gli alimenti hanno funzioni del tutto diverse dall’assegno di mantenimento o divorzile.
L’assegno di mantenimento tra coniugi si utilizza in caso di separazione: in questo caso l’assegno di mantenimento va quantificato utilizzando i criteri indicati dalla legge. Esiste, poi, secondo la giurisprudenza, uno specifico momento da cui il coniuge economicamente più forte è tenuto a corrispondere l’assegno di mantenimento.