Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione ha steso delle linee guida per un corretto consumo di carne bilanciato con frutta e verdura. Ma il professor Pulina non è d’accordo
Le recenti dichiarazioni del professor Pulina, docente di Zootecnica Speciale all’Università di Sassari ed allo stesso tempo presidente di “Carni sostenibili”, ha sfatato delle convinzioni sul consumo di carne che ormai sono entrate nella conoscenza collettiva. La dichiarazione “La carne rossa allunga la vita. E chi mangia pochi cibi di origine animale campa di meno”, ha lasciato perplessi non pochi lettori e numerosi medici.
Nell’intervista del quotidiano Libero, pubblicata successivamente dal sito “Alimentando”, Pulina aggiunge che il consumo di alcune verdure e di prodotti integrali non è salubre. “Queste fibre possono ledere le pareti intestinali e innescare un processo degenerativo della mucosa. […] Quando non hanno una struttura abrasiva, invece, fanno bene. E il loro effetto benefico aumenta se sono associate alle carni. C’è un accoppiamento di nutrienti che arrivano al microbiota intestinale e generano la produzione di acido butirrico che è un fattore antiinfiammatorio”.
Se si prendesse per oro colato queste dichiarazioni la maggior parte dei consumatori attenti ad un’alimentazione sana sarebbero disorientati ed anche spaventati. Ma per avere informazioni complete, non si deve dare per forza credito assoluto alle prime dichiarazioni lette, ma cercare di completare la conoscenza sul tema con altre fonti. La più autorevole in materia è il Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione del Consiglio per la ricerca in agricoltura, composto da un centinaio di esperti che sottolineano l’importanza di frutta e verdura nell’alimentazione sana.
Indicazioni che sono nero su bianco nelle linee guida stese dal Centro di Ricerca, a cui evidentemente il professor Pulina non ha dato sufficiente credito. “Ci sono prove molto convincenti che chi consuma più frutta e verdura si ammala e muore meno per malattie cardiovascolari; questo vale per tutte le età ed è indipendente dalla zona geografica”, replica il Centro di Ricerca sull’alimentazione. Allo stesso tempo, rimane in vigore il suggerimento di ridurre il consumo di carne, specialmente quella rossa.
“Fra le carni sono da preferire quelle “bianche”, meglio se magre, a quelle “rosse” e
grasse, poiché un consumo eccessivo di queste ultime è associato ad un maggiore rischio per alcune malattie cronico-degenerative. Il problema è particolarmente rilevante per il gruppo delle carni trasformate e conservate […]. Infatti, il consumo di questi alimenti è associato ad un aumentato rischio di tumore, in particolare del colon-retto, di diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari.”
Dichiarazioni nettamente in contrasto con i suggerimenti del docente intervistato da Libero. Le linee guida non hanno alcuna intenzione di demonizzare il consumo di carne. Al contrario, se associato a verdura ed agrumi, è ritenuto il primo e più importante veicolo di assorbimento del ferro, essenziale per la salute. Ma con parsimonia. E’ consigliabile mangiare carne una volta alla settimana.
Questa diatriba dovrebbe dimostrare che le affermazioni shock, pur se autorevoli, non devono avere il potere di intaccare convinzioni personali basate su evidenze scientifiche accumulate in decenni di studi.