Referendum 12 giugno: spiegazione dei 5 quesiti

Il Referendum si avvicina e la scarsa informazione rischia di non portare molti elettori al voto e vanificare la spesa referendaria

referendum 12 giugno
Referendum (Foto Adobe)

Negli scorsi giorni l’Autorità sulle comunicazioni ha pubblicato un appello rivolto ai canali di informazione per spingerli a trattare il tema referendario. La data si avvicina, ed ancora molte persone non sanno di cosa si tratti. Oltretutto il tema è controverso e riguarda il sistema della giustizia. Una adeguata campagna informativa può portare i cittadini al voto ed evitare che non si raggiunga il quorum.

Difatti i referendum, che per legge sono solo abrogativi, cioè servono per eliminare una legge esistente, se non raggiungono il 50%+1 degli aventi diritto al voto non sono validi. Il referendum del 12 giugno verte su 5 quesiti, ognuno dei quali chiede di abrogare una legge esistente.

Referendum 12 giugno, spiegazione punto per punto

referendum 12 giugno
Referendum (Foto Adobe)

Per il referendum numero 1 la scheda è di colore rosso. Il quesito chiede di eliminare la legge Severino, che nel 2012 ha sancito l’incandidabilità a incarichi politici per i cittadini che abbiano a loro carico sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. Chi se vince il sì si decide che cade l’automatismo. In presenza di condanna sarà il giudice a decidere se interdire o meno il soggetto dai pubblici uffici, dalle cariche politiche, anche le più alte dello Stato. Chi vota no, vuole lasciare intatta l’ineleggibilità automatica.

Il quesito numero 2 del referendum è la scheda color arancione. Riguarda le misure cautelari in presenza di reati minori. Esiste una legge che durante le indagini, prima del processo, in presenza di gravi indizi di colpevolezza, può disporre la detenzione in carcere o in domicilio per i soggetti a rischio di reiterazione di reato. In pratica serve per evitare fughe o occultamento di prove. Se vince il , cade questa misura cautelare in casi non gravi, quindi con esclusione per la criminalità organizzata o delitti con uso di armi. Se vince il no, la legge rimane così com’è.

Il quesito numero 3 è la scheda di colore giallo. Si chiede ai cittadini di decidere in materia di ordinamento giudiziario. Con la legge vigente, un soggetto può passare da incarichi di pubblico ministero (l’accusa), a incarichi di giudice e viceversa. In caso questa norma venga abrogata, e vinca il , i due incarichi rimarrebbero separati lungo tutta la carriera nella giustizia. In pratica si dovrebbe decidere dall’inizio quale carriera intraprendere, che escluderebbe l’altra. Il rischio è un isolamento eccessivo dell’organo della magistratura. Se vince il no si può passare da un incarico all’altro.

Leggi anche: Digitale terrestre, nuovi canali e cambio numeri: le novità

Il quesito numero 4 è la scheda di colore grigio. Riguarda il tema della partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Al momento la valutazione sui magistrati è effettuata da un consiglio composto dalle toghe stesse. L’abrogazione di questa legge consentirebbe di introdurre elementi esterni per la valutazione, come ad esempio docenti di diritto o altri professionisti in materia giuridica. Le valutazioni del Csm sui magistrati è ogni 4 anni. Chi vota no vuole che le cose rimangano tali, quindi che le valutazioni sulle toghe siano espresse unicamente dai magistrati stessi.

Leggi anche: Cartelle esattoriali, in questo caso i debiti ricadono sugli eredi

Il quesito numero 5 è sulla scheda di colore verde. Il referendum verte sulle norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura. La legge richiede che per candidarsi nell’organo di autogoverno della magistratura (CSM) si debbano raccogliere dalle 25 alle 50 firme di sostegno da parte di altri magistrati. Ogni magistrato che voglia candidarsi deve rispettare questa norma. Il CSM è composto da 24 membri, eletti un terzo dal Parlamento e due terzi dai magistrati stessi. Eliminando questa condizione, con la vittoria del sì sì, ogni magistrato potrà presentarsi senza l’obbligo di presentare almeno 25 firme. Se vince il no, rimane in vigore la condizione preliminare delle 25 firme.

Gestione cookie