Torniamo a parlare della pandemia e di ciò che ci ha costretto a fare aumentando il nostro consumo digitale in ogni ambito della vita. Dalla spesa al lavoro, molto del nostro quotidiano è passato per i servizi online, quali sono però i pro e i contro di questa trasformazione repentina?
A fotografare quelli che sono i sentimenti degli italiani la nuova inchiesta di Altroconsumo presentata nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento. Una prima percentuale interessante da analizzare è quella relativa a chi ha acquistato un nuovo dispositivo da collegare a Internet. Il 21% di chi ha partecipato a questa inchiesta ha dichiarato di aver dovuto acquistare un tablet o un computer portatile, una stampante o una console a causa della pandemia. La motivazione più forte è stata sicuramente la didattica a distanza che ha portato anche un terzo degli italiani a interfacciarsi per la prima volta con una qualche forma di piattaforma online.
La pandemia ci ha poi insegnato cosa significa consumo online e digitale. Molte volte ci siamo collegati per guardare video in streaming, ordinare cibo e prodotti da farci consegnare a casa oppure anche fare attività fisica. Ma è interessante notare come abbiamo iniziato a fare online in realtà moltissime cose che vanno ben oltre l’intrattenimento o gli acquisti.
C’è stato per esempio un 10% di intervistati da Altroconsumo che ha dichiarato di aver sfruttato i servizi online per rinnovare i propri documenti, un altro 9% ha invece utilizzato internet per pagare le utenze. Nonostante questi numeri riguardino persone che si sono interfacciate con i servizi online per la prima volta, non sembrano esserci stati particolari problemi, unica eccezione il 43% di chi ha dichiarato di aver provato a rinnovare i propri documenti che invece ha trovato grande difficoltà. L’esperienza positiva durante la pandemia con molta probabilità è comunque alla base della volontà di tanti di continuare su questa via dematerializzata.
Ma se il covid ci ha insegnato che non è sempre strettamente necessario andare a fare la fila in posta, in banca o presso un ufficio dell’amministrazione pubblica per poter ottenere documenti e certificazioni, sono molti gli italiani che a loro volta si rendono conto che il maggior tempo trascorso sul web ha anche effetti negativi sulla salute. In particolare sembra esserci una preoccupazione diffusa tra i genitori di figli adolescenti. Il 59% infatti ritiene che i propri figli ormai passino troppo tempo online.
Il consumo digitale di servizi e prodotti preoccupa anche il 27% di chi ha un figlio con un’età compresa tra 6 e 12 anni e addirittura c’è un 11% di genitori di bambini sotto i 6 anni con la stessa preoccupazione. Vale la pena a tal proposito ricordare come in realtà la maggior parte dei servizi e delle piattaforme presenti in rete siano destinate a chi ha compiuto almeno 13 anni e che non è comunque salutare lasciare bambini molto piccoli in balia di smartphone e tablet se non si ha l’assoluta certezza di quello che stanno guardando.
Un’ultima nota dell’inchiesta Altroconsumo la facciamo per quello che riguarda il lavoro da casa. Il 65% di chi ha sperimentato il lavoro agile dichiara di aver visto un miglioramento nella propria vita professionale, soprattutto per quello che riguarda riuscire a trovare un equilibrio tra vita privata e lavorativa, il rendimento e lo stress. C’è comunque un 22% che dichiara invece di aver trovato deteriorati i rapporti in particolare con i colleghi. Il lavoro agile da casa è comunque una possibilità che il 51% di chi l’ha sperimentata in pandemia prevede di poter continuare ad avere anche quando la situazione emergenziale sarà effettivamente finita. La pandemia ci ha tolto tanto ma ci ha anche dato qualche spunto per il futuro che non possiamo ignorare.