Una busta paga più amara del solito accompagnata da una comunicazione dal sapore della beffa
Prima la pandemia e poi il conflitto in Ucraina hanno certamente destabilizzato l’economia che sta cercando di ritrovare un suo equilibrio. Mentre ci sono settori che hanno fatto faville altri hanno avuto difficoltà che non sono riuscite a superare. Altri ancora si sono ripresi ma vorrebbero recuperare il guadagno perso.
In questo scenario anche i lavoratori hanno subito i loro cambiamenti. C’è chi il lavoro lo ha perso e non lo ha ancora ritrovato, chi ha cambiato totalmente settore involontariamente o viceversa. L’intero mercato del lavoro è alla ricerca di un equilibrio dopo due scossoni notevoli come una pandemia e una guerra ancora in corso.
Nel settore privato le iniziative sono le più variegate. C’è chi cerca di incentivare i lavoratori per una ripresa brillante e chi cerca di premere per recuperare i soldi persi sulla pelle dei lavoratori. Emblematico il caso di un lavoratore di un supermercato sul litorale romano. Il dipendente ha ricevuto una lettera da parte dell’azienda dove riceve i complimenti per non aver raggiunto gli obiettivi fissati.
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Nella lettera si specifica anche che il premio equivale a zero. Una comunicazione che sa di beffa che non è stata gradita dal lavoratore che ha deciso di rendere pubblico l’accaduto al Corriere della Sera. Intanto la questione riguarda un settore che non si è mai fermato. I lavoratori del settore alimentare si sono esposti al pubblico quando il vaccino non c’era rischiano la salute in prima persona oltre a compromettere anche i familiari.
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La lettera, infatti, si riferisce all’anno 2021, quando i vaccini non erano ancora in piena diffusione e si andava avanti per fasce d’età lasciando la preferenza ad anziani e fragili. Nella lettera si legge: “L’azienda si augura che tale riconoscimento rappresenti un’ulteriore motivazione affinché il suo costante impegno professionale sia finalizzato al raggiungimento di crescenti risultati reciproci”.
Il lavoratore ha poi anche commentato l’accaduto al Corriere: “Siamo rimasti in due a dirigere la baracca. Abbiamo fatto turni massacranti. Alzatacce alle 5 per rimanere in negozio fino alle 22.30 a controllare conti e merce. Non mi sono mai lamentato perché il lavoro è sacro. Fin dal giorno dell’inattesa assenza del superiore, mi era chiara l’impossibilità di raggiungere gli obiettivi”.