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Associazioni

Plastica fuori controllo nei carrelli: basta una foto per rendersene conto

Andando a fare la spesa è innegabile che i carrelli continuino a riempirsi di confezioni di plastica, la maggior parte delle quali è assolutamente superflua. Nasce dalla volontà quindi di sensibilizzare i consumatori riguardo l’utilizzo di queste montagne di plastica inutile l’operazione carrelli di plastica portata avanti da Greenpeace insieme ai colleghi de Il Fatto Quotidiano.

Plastica fuori coontrollo (foto Adobe)

Frutta, verdura ma anche bottiglie e tantissimi altri prodotti alimentari e non vengono incartati e impacchettati con chilometri e chilometri di plastica quando basterebbe molto meno imballaggio.

Come riporta l’associazione ambientalista sul proprio sito ufficiale dobbiamo renderci conto della “scarsità delle materie prime” che deve quindi costringerci a “ripensare ai modelli di business e consumo sfrenati della nostra società“. La plastica ci accompagna da circa 50 anni e in questi 50 anni da rivoluzione assoluta si è trasformata in un problema e in un flagello che va contrastato. Tra le iniziative di Greenpeace proprio per aprire gli occhi di tutti su quanta plastica non necessaria si ritrova ogni giorno nelle nostre case, cioè quella denominata “Carrelli di plastica“.

Tra le tappe di questa operazione di sensibilizzazione da una parte l’associazione ambientalista chiede a tutti i consumatori di inviare foto del proprio carrello cercando di guardare effettivamente quanta plastica è presente. Come riportano i colleghi de Il Fatto Quotidiano, sono però state interpellate anche le società italiane della grande distribuzione.

Noi come loro rimaniamo ora in attesa di sapere quali sono le mosse effettive che le catene dei supermercati intendono fare. Ma nel frattempo possiamo comunque fare una riflessione sul ruolo della plastica negli imballaggi.

La plastica che viene utilizzata per la maggior parte è ormai riciclata ma questo non è un motivo per essere poco attenti quando si va a fare la spesa. Occorre tenere conto del fatto che comunque anche quella plastica riciclata rischia innanzitutto di trasformarsi in un rifiuto e comunque va in qualche modo smaltita.

Se è vero che utilizzando plastica riciclata si evita di produrne nuova, riducendo quindi anche l’utilizzo di energia, è innegabile che la lavorazione della plastica per trasformarsi da una confezione a un’altra è comunque un costo.

Un costo che va a ricadere sul consumatore finale. Avere meno plastica nel carrello non è difficile ma richiede uno sforzo per cambiare abitudini che sono frutto proprio della nostra società. Combattere l’inflazione e la situazione contingente che viviamo prodotta proprio dalle materie prime si può anche così. Con una foto e un po’ di consapevolezza nel carrello.

Pubblicato da
Valeria Poropat