È in discussione la possibilità di aumentare di circa 75 euro la busta paga di alcune categorie di lavoratori. Quali sono i dettagli?
I cittadini sono alle prese con un costante, e all’apparenza inarrestabile, aumento dei prezzi di carburanti e delle bollette di gas e luce. L’inflazione causa un evidente erosione del potere d’acquisto di salari e stipendi, con difficoltà sempre maggiori per famiglie e consumatori. Per il Governo uno dei principali obiettivi di politica economica è incrementare la liquidità degli italiani, sostenendo così i consumi e di conseguenza le imprese.
Una delle risposte date alle difficoltà attuali è l’introduzione di incentivi e bonus, di cui l’ultimo è quello dei 200 euro, del quale tuttavia si devono ancora definire le modalità di erogazione per la vastissima platea di interessati coinvolta dal provvedimento. Una risposta più strutturale potrebbe essere un taglio del cosiddetto cuneo fiscale, così da aumentare di fatto le retribuzioni nette in busta paga a parità di lordo.
Il cuneo fiscale è l’insieme di tasse e imposte che lavoratori e imprese pagano sulla stipendio. Più si riduce il loro ammontare, più diminuisce la differenza tra stipendio lordo e netto, con un vantaggio per aziende e dipendenti. Per il prossimo decreto di luglio, il Governo sta progettando un taglio provvisorio del cuneo fiscale del 4%, che si tradurrà con un aumento in busta paga per i dipendenti tra i 50 e i 75 euro.
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Il taglio provvisorio potrebbe esserci per le ultime quattro buste paga dell’anno, da settembre fino a dicembre. Per lo Stato il provvedimento avrebbe un costo di circa 2,5 miliardi di euro. I lavoratori coinvolti sarebbero quelli che già godono del bonus contributi, cioè quelli che dichiarano un reddito lordo da lavoro dipendente non superiore ai 35.000 euro all’anno. La misura non accontenta però Confindustria, che richiede interventi strutturali e definiti del costo del lavoro in Italia a partire dal 2023.
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Non un vero e proprio aumento degli stipendi di lavoratori e dipendenti, ma un taglio delle imposte con conseguenze sui conti pubblici e sulle possiblità di spesa sociale. Senza considerare tutti i lavoratori autonomi, i collaboratori, i precari esclusi dal provvedimento, ma comunque coinvolti dalla difficile situazione causata da inflazione e crisi energetica.