Nelle analisi sul Reddito di Cittadinanza, la previsione di un aumento dell’importo non sarebbe più soltanto un auspicio. Di cosa si tratta
La scelta istituzionale del Reddito di Cittadinanza è stata senza dubbio una scelta coraggiosa e controcorrente al passato. Non esistono precedenti che possano paragonarsi all’attuale misura di contrasto alla povertà e di indirizzamento verso un reinserimento lavorativo e l’inclusione sociale. Al confronto, infatti, bisogna escludere gli attuali trattamenti pensionistici, bonus e sconti messi direttamente elargiti dall’INPS.
Il sussidio mensile ha certamente anticipato le iniziative che il Governo ha preso nel periodo dell’emergenza sanitaria, dove il lockdown ha chiuso serrande, porte e portoni di numerosi esercizi commerciali, uffici e aziende. Mentre i lavoratori interessati e i pensionati hanno fruito di contributi essenzialmente emergenziali, i disoccupati o i lavoratori con reddito estremamente basso, hanno potuto beneficiare del suddetto supporto nel momento di maggiore difficoltà.
I soli requisiti per l’accesso al Reddito di Cittadinanza sono relativi a condizioni economiche, familiari e il fattore cittadinanza. Rispetto dunque ad una misura complementare come l’Assegno Unico e universale per le famiglie, non occorre produrre un valore ISEE del proprio reddito, in virtù del fatto che non viene a concorrere alcun elemento di natura patrimoniale.
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Ai requisiti stabiliti dalla norma, il potenziale percettore richiede di aderire alla Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro (DID) e del Patto per il lavoro presso il Centro per l’impiego, chiamato anche Patto per l’inclusione sociale presso i servizi sociali dei comuni. L’adesione è dunque propedeutica all’associazione finanziaria della misura che deve innanzitutto perseguire obiettivi di tipo occupazionale.
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Pertanto, non solo un rateo per 18 mesi rinnovabili, ma anche l’impegno di accettare (entro tre tentativi) l’inserimento in un determinato impiego. Di certo, non una facile impresa dei Centri per l’Impiego in un periodo di contrazione economica, con l’inflazione galoppante che rende ancor più salati i prezzi sui beni di necessità e i servizi. Tale sofferenza è palesemente percepita dai quasi due milioni di famiglie italiane che vivono in povertà assoluta; un dato, questo dell’ISTAT, che a dett a detta del segretario confederale UIL Domenico Proietti, invita a pensare al rafforzamento del RdC: un’opportunità per ridurre il gap tra Nord e Mezzogiorno.