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La sostenibilità deve essere un metodo di lavoro: intervento Asvis sulla transizione ecologica

In occasione della Conferenza nazionale per lo sviluppo sostenibile, Asvis, con un intervento di Giulio Lo Iacono, coordinatore operativo dell’Alleanza, è tornata sul tema della sostenibilità come metodo di lavoro in tutti gli ambiti e non solo per quello che riguarda l’ambiente

Sostenibilità come metodo di lavoro (foto Unsplash)

La recente Conferenza nazionale per lo sviluppo sostenibile si è tenuta a Castelporziano qualche giorno fa ed è stata l’occasione per raccontare la storia della creazione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, ovvero il quadro di riferimento e di valutazione che il nostro Governo ha scelto per trasformare la famosa Agenda 2030 in realtà nel Paese.

La conferenza è stata inoltre l’occasione per raccontare anche l’aggiornamento il rispetto al documento stilato nel 2017. E prima di entrare nello specifico dell’intervento di Lo Iacono vogliamo anche noi condividere quelli che sono i termini chiave individuati nel corso della prima sezione della conferenza: “integrazione, universalità, inclusione e trasformazione“.

Come ricordato anche da Silvia Grandi, direttore generale per l’economia circolare, ministero della Transizione ecologica, dobbiamo infatti lavorare tutti insieme seguendo le indicazioni fornite dalla Strategia stessa per raggiungere il nostro target di sostenibilità soprattutto perché cresce anche tra i cittadini la conoscenza del termine “sviluppo sostenibile”.

Questo significa che parlare di sostenibilità non è più argomento da destinare ai convegni chiusi o alle disquisizioni tra scienziati o politologi ma un argomento che sta a cuore a tutti e da tutti possono arrivare contributi.

La Strategia individua alcuni “vettori di sostenibilità” ovvero quelle attività che puntano allo sviluppo sostenibile partendo da diverse aree della vita. C’è per esempio il primo vettore che riguarda la “Coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile” che si articola a sua volta in “Visione, Valutazione e Monitoraggio“.

Il secondo vettore è quello della “Cultura per la sostenibilità” che si declina in “educazione e formazione” e “informazione e comunicazione” mentre il terzo vettore è quello della “Partecipazione per lo sviluppo sostenibile” articolato in “mappatura e formalizzazione” e “collaborazione e partenariati”.

Alla luce di questa che è la struttura della Strategia, queste le parole di Giulio Lo Iacono: “La guerra in Ucraina chiama tutti noi a gestire una nuova responsabilità, quella di gestire una realtà diversa dal passato, complessa, in cui è necessario ‘unire i puntini’, cioè vedere e comprendere tutte quelle strette interconnessioni esistenti tra sfera economica, sfera sociale, sfera ambientale e sfera culturale, umana, istituzionale“.

E’ infatti innegabile come la realtà che ci troviamo a vivere adesso sia molto più complessa anche rispetto solo a quattro o cinque anni fa e come tale va affrontata in maniera da tenere insieme tutte le diverse istanze.

La vera sostenibilità è infatti quella in cui nessuno viene lasciato indietro e lo dimostra anche il modo in cui sempre Lo Iacono si concentra sull’aspetto della cultura che ha “l’obiettivo fondamentale di promuovere la cultura come fattore abilitante dello sviluppo umano e sostenibile“.

Lavorare avendo come obiettivo la sostenibilità, che deve necessariamente passare anche per un “cambiamento culturale”, ci permette di operare all’interno di una impalcatura che è già a prova di futuro e che quindi può aiutarci realmente ad affrontare e a mitigare quelle che sono le conseguenze della crisi climatica e sistemica che monta intorno a noi preservando così l’ambiente (e non solo l’ambiente naturale ma anche l’ambiente sociale) in cui si troveranno a vivere le prossime generazioni.

Pubblicato da
Valeria Poropat