Obbligo della mascherina verso una nuova proroga, prevista per tutti i lavoratori a stretto contatto con il pubblico. Ecco cosa si pensa di varare
Manca pochissimo alla ennesima scadenza del protocollo che disciplina le norme anti Covid sui luoghi di lavoro. Mentre negli spazi pubblici la presa è stata allentata in termini di obbligo di indossare la mascherina, all’interno delle professioni, specialmente in ambito privato, le riserve sono state moltissime; pertanto, i datori di lavoro hanno potuto scegliere di mantenere regole piuttosto rigide all’interno degli spazi aziendali.
Non è un caso che in questi mesi abbiamo potuto osservare, dentro negozi e uffici dove è presente il contatto con un pubblico esterno, clienti (od utenti) senza la proverbiale protezione facciale – o scegliendo di non indossarla; contestualmente, gli impiegati continuano integerrimi ad accogliere individui al di fuori del personale con le dovute protezioni.
Entro il 30 giugno, i tecnici dei Ministeri del Lavoro e della Salute e quelli dell’INAIL dovranno esprimersi sull’obbligo delle mascherine contro il Covid presso gli spazi di lavoro. Una conclusione si può già tirare: in ogni caso, la mascherina chirurgica non è sufficiente; sarà ancora l’utilizzo della mascherina Ffp2 a sopperire là dove non è garantito il distanziamento. Negli uffici, appunto.
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Analoghe misure devono essere adottate dai dipendenti che lavorano a stretto contatto con il pubblico. Per togliersi la mascherina, bisognerà mantenere un distanziamento interpersonale di due metri. A fine turno, le aziende debbono adoperarsi per adempiere all’obbligo di sanificazione delle scrivanie e dei computer aziendali. Non sarà abbandonata la modalità di lavoro in smart working per i lavoratori fragili.
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L’imminente proroga sta per giungere mentre si rafforza la capacità di contagio della sottovariante Omicron 5: l’indice RT è nuovamente salito sopra l’1,00 (1,07) confermando, ancora una volta, la rapida replicabilità del virus. Ad oggi, si registra una media di 504 casi ogni 100.000 abitanti. Tale incidenza è valutata dall’Istituto Superiore di Sanità come l’evidente prosecuzione della fase pandemica.