Accolto dall’UE il “Pacchetto Natura” per tutelare la biodiversità: soddisfazione delle associazioni ambientaliste

L’Europa punta a dotarsi di strumenti vincolanti per la salvaguardia e la tutela dell’ambiente naturale. La soddisfazione delle associazioni italiane

Biodiversità ape
Biodiversità (Foto PIxabay)

In una fase come quella attuale caratterizzata dalle nefaste conseguenze del conflitto in Ucraina, non ultima la decisione del governo tedesco di riconsiderare l’uso dei combustibili fossili per sostituire il gas russo, e dall’emergenza climatica che sta investendo il continente con temperature che stanno battendo tutti i record di caldo per il mese di giugno, fa notizia la decisione della Commissione europea di presentare alle Istituzioni europee il cosiddetto “Pacchetto Natura“.

Il 22 giugno infatti la Commissione ha approvato il regolamento per l’uso sostenibile dei pesticidi (in sostituzione della vecchia direttiva) e la “Restoration Law”, la legge di ripristino e tutela degli ambienti e degli habitat naturali europei. Un vasto gruppo di associazioni italiane da Italia Nostra a Greenpeace, da WWF Italia a Legambiente per citarne alcune, ha espresso la propria soddisfazione con una lettera al Commissario per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni.

Un riconoscimento all’appoggio del Commissario italiano alla svolta green europea, ma anche un evidente richiamo alla stretta relazione tra politiche e scelte in campo economico e quelle ecologiche e ambientaliste.

Non è un caso che il “Pacchetto natura” viene definito dagli scriventi “cuore del percorso della nuova Strategia Ue sulla biodiversità e in generale del Green Deal europeo“. Quindi decisioni vincolanti per amministratori e responsabili politici “a vantaggio della biodiversità, del clima e del benessere dei cittadini.”

Si legge dal comunicato stampa di Greenpeace: “Con la seduta di oggi, la Commissione ha fatto propria questa proposta, che, sebbene non perfetta, rappresenta un forte tentativo di invertire la tendenza della perdita di biodiversità e contrastare il cambiamento climatico, con obiettivi ambiziosi e vincolanti e una tempistica precisa, tali da fare della proposta una sorta di nuova Direttiva Habitat, esattamente 30 anni dopo”.

Una presa d’atto del lavoro ancora da svolgere, ma la convizione che un preciso accordo e programma legislativo sia necessario per “per ridare salute e funzionalità alle specie e agli habitat naturali e seminaturali del continente”.

Tra gli obiettivi prescritti dal Restoration Law il ripristino degli ambienti marini, costieri e fluviali oggi compromessi, il sostegno alla biodiversità degli ambienti rurali e agricoli, l’aumento del verde urbano e la difesa degli impollinatori, a rischio estinzione, fondamentali per gli equilibri di tutto il sistema degli habitat naturali e per la sopravvivenza stessa di molte specie vegetali e animali.

A tal proposito il nuovo regolamento sull’utilizzo dei pesticidi delinea una nuova visione dell’agricoltura continentale più attenta alle questioni della biodiversità e della difesa degli ambienti naturali, orientata anche alla tutela della salute dei cittadini europei.

Per Greenpeace il Pacchetto Natura rappresenta una nuova Direttiva Habitat (la n. 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche), non più rimandabile, per far fronte e bloccare i cambiamenti climatici attuali e la perdita di biodiversità.

Gli obiettivi sono ambiziosi e ottimistici, partono dalla consapevolezza della gravità del momento attuale segnato, tra l’altro, dai drammatici cambiamenti climatici in atto. Si deve sperare nell’efficacia degli interventi istituzionali, ma avendo ben presente le difficoltà e i risultati insoddisfacenti fin qui raggiunti in materia di difesa e rilancio delle politiche ambientali.

Si possono ricordare i dati pubblicati dall’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) meno di un anno fa sullo stato della biodiversità in Italia. Il 54% della flora e il 53% della fauna terrestre in stato di conservazione sfavorevole, così come il 22% delle specie marine e l’89% degli habitat terrestri. Mentre gli ambienti marini per il 63% mostrano una condizione sfavorevole e difficoltosa.

L’agricoltura degolarizzata e intensiva, l’inarrestabile consumo di suolo (con lo sviluppo di infrastrutture civii e industriali), la crescente pressione antropica (caratteristica dei processi di urbanizzazione anche in presenza di calo demografico) restano le cause principali di depauperamento della biodiversità in tutta Europa.

L’associazionismo italiano è consapevole del lavoro contrario di molte lobby, ma il cambiamento della situazione ambientale si ottiene anche sollecitando le istituzioni ad adeguare e migliorare l’efficacia delle norme e dei regolamenti, con la certezza che spesso la coscienza e l’attenzione ecologica dei cittadini sono più sviluppate di quelle delle amministrazioni e delle forze politiche che li rappresentano.

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