Nessuna intenzione del Governo di rifinanziare il Superbonus ma si potrebbero allargare le maglie delle cessioni. Vediamo i dettagli
Nel contesto della ripresa post-pandemia, abbiamo assistito alla decisione del Governo di agganciare il rilancio economico all’ambito della sostenibilità ambientale che tanto ha concentrato le attenzioni, assieme all’emergenza sanitaria, la cui carenza è ritenuta corresponsabile dei disastrosi effetti climatici e della collateralità con la rapida propagazione dei virus.
Le politiche che ne sono nate hanno puntato in particolare sul supporto del settore edile, le cui aziende sono state chiamate ad un eccezionale sforzo per realizzare i piani di rinnovamento degli edifici privati, includendo l’aggiornamento agli attuali standard di risparmio energetico. Molti cittadini hanno dunque scelto di sostenere lavori riguardati il rifacimento degli impianti elettrici, delle caldaie, dei serramenti; ma anche interventi di adeguamento come l’abbattimento delle barriere architettoniche. In effetti, non è stata una scelta spontanea; è stata foraggiata grazie al Superbonus 110% messo a disposizione dal Governo.
Il rilascio del Superbonus 110% ha consentito di intervenire pesantemente sulle strutture interne ed esterne dei condomini, nonché nelle ville, favorito dagli incentivi sulla realizzazione degli interventi. Mediante questo bonus, il contributo dello Stato è equivalso alla la totale copertura delle spese attraverso i fondi stanziati per gli investimenti dedicati alla messa a norma.
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Al termine dei lavori, il contribuente deve ottenere il rilascio del visto di conformità a cui segue l’obbligo di comunicare le spese sostenute all’Agenzia delle Entrate, che le vaglia tramite i controlli del caso. Per il cittadino, le opzioni offerte dal bonus sono tre: beneficiare delle detrazioni attraverso il credito d’imposta prodotto dalla consegna della dichiarazione dei redditi; lo sconto in fattura; la cessione del credito.
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Il fondo stanziato di 33,3 miliardi di euro non è più sufficiente (doveva bastare fino al 2027); l’erogazione ha raggiunto 33,7 miliardi di euro e pertanto le risorse possono considerarsi esaurite. Il Governo non ha intenzione di rifinanziare il fondo e questo rappresenta un problema per i contribuenti che hanno ottenuto tutte le autorizzazioni e persino accordato le cessioni di credito; per le banche, che hanno interrotto l’accoglimento delle richieste di cessione per via dei mancati rimborsi. La possibilità che sta avanzando quella di introdurre altri soggetti nel meccanismo delle cessioni oltre alle già presenti banche. Sono escluse, altresì, le persone fisiche.