Amnesty International torna a chiedere, a pochi giorni dall’avvio delle discussioni nella Camera della riforma della cittadinanza in base allo Ius Scholae, che venga finalmente eliminata questa forma di discriminazione che riguarda oltre un milione di ragazzi e ragazze che sono nati e cresciuti nel nostro Paese
Si tratta di un milione di giovani e giovanissime persone che nonostante facciano a tutti gli effetti parte della nostra realtà e comunità sono oggetto di esclusione a causa della mancanza proprio della cittadinanza italiana. Una mancanza che si spiega con requisiti che sono ancora fermi, ricorda l’associazione per la difesa dei diritti, a 30 anni fa. Ed è per questo motivo, per poter finalmente trasformare le tante proposte di legge che si sono arenate nel corso delle legislature, che Amnesty chiede di introdurre il cosiddetto principio dello Ius Scholae.
Se venisse introdotto il principio che lega la cittadinanza alla frequentazione della scuola nel nostro Paese si riuscirebbe forse anche a ridurre i dati sconcertanti raccolti sempre dall’Associazione nel suo Barometro dell’odio che evidenzia, nella sua quinta edizione, come proprio il tema della riforma della cittadinanza venga molto spesso sui social bersagliato da commenti xenofobi e razzisti. Nonostante coinvolga solo lo 0,5% dei contenuti che si trovano online riesce a produrre oltre il 75% di commenti negativi.
Riportando ciò che succede online nella realtà dei giovani è evidente come questi messaggi razzisti e xenofobi abbiano un peso enorme sulle spalle di giovani e giovanissime persone che non riescono ad essere integrate nella realtà che pure vivono tutti i giorni.
Il testo su cui si dovrebbe discutere, ricorda il comunicato stampa di Amnesty International, “introdurrebbe il principio dello ius scholae, in virtù del quale le persone straniere nate in Italia o che vi abbiano fatto ingresso entro il dodicesimo anno di età e che abbiano frequentato almeno un ciclo di studi della durata di cinque anni nel nostro paese, potrebbero acquisire la cittadinanza sulla base di una dichiarazione di volontà espressa dai genitori stranieri legalmente residenti in Italia“.
Quello che abbiamo per ora è il testo unificato uscito dalla Commissione affari costituzionali della Camera e che è base di partenza per la riforma. La necessità di rivedere i modi e i criteri per l’acquisizione della cittadinanza italiana è quanto mai importante. I flussi migratori rispetto a 30 anni fa sono infatti cambiati come è cambiata la demografia di chi raggiunge il nostro Paese.
A questi cittadini nascosti occorre garantire il diritto a sentirsi non discriminati, a maggior ragione quando si tratta di bambini e di bambine. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, ricorda come si stia parlando, nei fatti, di diritti inviolabili: “lo ius scholae costituisce un presupposto fondamentale per garantire i diritti inviolabili di chi è già parte del presente e sarà parte del futuro del nostro paese. Chiediamo al Parlamento un atto di responsabilità per giungere all’approvazione del testo di riforma senza ulteriori rinvii“.