Il cattivo pagatore dovrà rinunciare alla domiciliare bancaria fino all’accredito dello stipendio. Quali sono le regole
Nell’era delle transazioni digitali, sappiamo che per ricevere un servizio, in fondo, barattiamo i nostri dati personali. In sostanza, l’accesso a qualunque prestazione che passi per la Rete non è affatto anonima – sebbene garantita da protocolli di sicurezza – ma cediamo la nostra identità, quale passepartout di acquisto di quanto ci occorre per gestire la nostra vita.
Tra le informazioni personali – i cosiddetti dati sensibili – sono incluse le coordinate del conto corrente bancario. Il loro utilizzo rappresenta la sicurezza “tracciata” si poter effettuare un pagamento, in maniera trasparente e senza ombre sulla giacenza di denaro depositato. Dietro di sé, il conto corrente serba anche vecchie problematiche, affrontate con regole nuove.
Il tracciamento delle transazioni di denaro consente agli istituti di credito di disegnare un profilo del loro cliente e valutarne la condotta come correntista. Si parla di tutti, dalla persona fisica fino alle grandi aziende. Ma in questi tempi di difficoltà economica, non si può escludere che un cittadino possa non immettere più denaro sul conto sufficiente per mantenerne la copertura.
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In sostanza, il conto va in rosso. Ad oggi è sufficiente “andare sotto” di poche centinaia di euro per far scattare tutti i controlli del caso. Sul conto del moroso l’addebito automatico sul conto scoperto non è più consentito come in passato; pertanto il debito si contrae anche con tutte le aziende con le quali l’utente intrattiene pagamenti tramite domiciliazione bancaria.
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La segnalazione come “cattivo pagatore” impedisce altresì di riscuotere i crediti (ad esempio, lo stipendio). Per andare automaticamente in default, oltre i 90 giorni, il debito deve superare l’importo di 100 euro per persone fisiche o le piccole e medie imprese con un’esposizione bancaria sotto il 1 milione di euro; di 500 euro, oltre 1 milione di euro; per le sole aziende, oltre l’1% del totale delle esposizioni dell’impresa verso la banca. Eccezionalmente l’istituto di credito può consentire lo sconfinamento in taluni casi, ma tuttavia ha il diritto di applicare delle commissioni ogni qualvolta il cliente va in rosso.