I controlli dell’Agenzia delle Entrate possono entrare nel vivo del conto corrente bancario. Quali sono le operazioni da evitare
L’Agenzia delle Entrate può effettuare controlli sul conto corrente bancario di un contribuente. Difatti le ispezioni per arginare il fenomeno di evasione fiscale e riciclo di denaro sporco vanno oltre il segreto bancario. Ed alcune particolari operazioni possono far illuminare i riflettori su un contribuente. Ovviamente i privilegiati sono gli spostamenti di grandi somme di denaro. Tuttavia non è infrequente possano scattare controlli anche su conti correnti di media entità. Tutto dipende dalla tipologia e frequenza di movimenti che abbiano a che fare con i contanti.
Difatti, parallelamente agli incentivi pubblici sulle transazioni elettroniche dei pagamenti, come ad esempio il compianto cashback e la lotteria degli scontrini, sono aumentate le restrizioni sulla circolazione del denaro contante. Ad esempio per gli acquisti in contanti è stato imposto un limite, al momento pari a 1.999 euro, che diventerà la metà nel 2023, 999 euro.
Conto corrente, quali operazioni sono attenzionate dall’AdE
I movimenti in contanti sono sotto i riflettori. Ma anche bonifici numerosi con causale troppo generica. Per i versamenti reiterati l’Agenzia delle Entrate può chiedere giustificazione di ogni singola transazione, e soprattutto la provenienza del denaro contante in quantità. L’accertamento non è mai un momento piacevole per il contribuente. Ma se ad esempio dovesse accadere, non ci si deve spaventare troppo e cercare di tornare con la memoria ai singoli versamenti. L’Agenzia delle Entrate è autorizzata a richiedere la provenienza del denaro contante su ogni singola transazione nei cinque anni precedenti.
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E nel caso in cui il contribuente non avesse inviato la dichiarazione dei redditi, gli accertamenti sui versamenti possono arrivare a 7 anni a ritroso. Per quanto riguarda i prelievi invece, l’Agenzia delle Entrate non può chiedere conto alla banca di quanti ne sono stati fatti. L’unica mossa da evitare è di ritirare oltre i 10.000 euro in un singolo mese. A quel punto l’istituto di credito dovrà avvertire l’Agenzia delle Entrate. E le autorità potranno richiedere la destinazione dell’ingente somma di denaro ritirato.