L’eredità in presenza di testamento può sembrare semplice. Tuttavia in alcuni casi alcune persone che non hanno ereditato possono impugnare l’atto
Al decesso di un familiare si apre immediatamente la questione dell’eredità. Non è semplice. Se il defunto in vita non ha lasciato volontà scritte, si apre il procedimento di successione che può durare anche 10 anni da momento in cui si sono inventariati i beni del defunto. In presenza di testamento la questione dovrebbe essere più semplice, ma non sempre lo è. La legge italiana, ad esempio, prevede che un figlio non possa essere escluso dall’eredità, neanche se ciò viene espressamente scritto nelle ultime volontà del defunto.
Il testamento è un atto notorio a tutti gli effetti. In quanto tale ha validità se stipulato davanti ad un notaio, che fa le veci di un ufficiale pubblico, e di almeno due testimoni. All’apertura del testamento alcuni familiari potrebbero rimanere delusi, e di conseguenza impugnare il documento.
La legge prevede che chiunque abbia un interesse diretto sui beni del defunto può impugnare il testamento. Ovviamente questo richiede una causa o una richiesta che rende necessario avere alle spalle una consulenza legale. Difatti il testamento può essere considerato invalido in due differenti casi: se viene considerato nullo o annullabile. Queste sono i difetti generali di un atto.
Il testamento è nullo quando presenta gravi difetti di forma o quando è contrario alla legge. Ad esempio, nel testamento olografo, ovvero scritto di pugno dal defunto, la nullità si verifica quando la scrittura non è interamente autografa, ovvero quando è scritto da più mani. Inoltre se manca la firma del testatore.
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L’annullabilità può essere richiesta in caso di incapacità di intendere e di volere del testatore. Deve essere riconosciuta e certificata anche se il testatore non è più in vita. Oppure l’annullabilità si può richiedere per vizi di forma minori, come ad esempio la mancanza della data del’atto. Ma bisogna stare attenti. Mentre la richiesta per nullità dell’atto non ha scadenza, quella per l’annullabilità può essere portata avanti per soli 5 anni, dopodiché decade.
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Un altro caso per impugnare un testamento è nel caso di violenza nei confronti del datore, che corrisponde ad un obbligo che prescinde la volontà. Se la volontà del datore nel momento in cui ha stilato l’atto è messa in discussione, gli interessati possono impugnare il testamento in qualunque momento.