Il reddito di cittadinanza subisce una nuova revisione prevista da un emendamento al decreto Aiuti e energia
Il reddito di cittadinanza è spesso al centro della dialettica politica. Si tratta della misura di sostegno alla lotta alla povertà in vigore in Italia dal 2019. La misura ha come parametro di riferimento la cifra considerata soglia di povertà a livello europeo. Si tratta di 780 euro per la singola persona.
Nello caso specifico del reddito di cittadinanza, il percettore singolo riceve 500 euro di credito su una apposita carta di pagamento di 500 euro. Ulteriori 280 euro sono erogati a copertura parziale di un eventuale affitto della casa principale. La somma poi aumenta nel caso di nucleo familiari e il conteggio totale tiene conto di un numero massimo di quattro componenti.
La norma è spesso al centro di un confronto politico. L’ultima novità arriva per effetto di un emendamento al decreto Aiuti e energia approvato dalla Commissione che va a revisionare i criteri di perdita del beneficio in caso di rifiuto di un’offerta di lavoro. Infatti, per effetto dell’emendamento, i percettori del reddito di cittadinanza perdono il beneficio anche al rifiuto di una proposta di lavoro che arriva direttamente da un privato.
Leggi anche: INPS: sgravio contributivo di 3 anni con questo contratto
Rispetto alla precedente normativa, ora non c’è più il passaggio obbligato tramite i centri dell’impiego. Il reddito può essere sospeso anche se il rifiuto arriva alla chiamata diretta del privato che offre lavoro. La revisione punta soprattutto a fare in modo di sopperire alla mancanza di manodopera che si sta registrando nel settore turistico.
Leggi anche: INPS, beffa assegno unico: chi non riceverà 4 mensilità
La norma approvata prevede poi che il ministro del lavoro, competente in materia, debba definire con decreto le modalità di comunicazione e di verifica della mancata accettazione dell’offerta congrua di lavoro partita dal privato a favore del percettore del reddito di cittadinanza. Ora il compito di definire la nuova norma passa al ministero del lavoro.