Il canone di locazione viene determinato al momento della stipula del contratto d’affitto. In alcuni casi il proprietario può chiedere l’aumento
La locazione, meglio conosciuta come contratto d’affitto, è un accordo tra due parti, in cui una offre l’immobile a fronte di una quota mensile. Il contratto prevede che entrambe le parti abbiano diritti e doveri che devono essere chiari e scritti. Le forme per i contratti di locazione possono essere svariate. La formula più comune è il 4 + 4, che impegna l’immobile affittato per i primi 4 anni. In assenza di comunicazioni ufficiali tramite raccomandata, entro 6 mesi dalla scadenza dei primi 4 anni, il contratto viene automaticamente rinnovato.
Tuttavia esistono formule anche più brevi di affitto, come quelle trimestrali, semestrali, annuali o 3 + 2. Il proprietario stabilisce la cifra del canone mensile in accordo con il locatario, cioè l’affittuario, davanti ad un notaio. Il proprietario, durante il periodo di locazione, può richiedere un aumento al locatario sul canone d’affitto?
Contratto d’affitto, quando si può richiedere aumento del canone
Le formule di contratto di affitto possono essere a canone libero o concordato. Il canone libero prevede che il proprietario possa stabilire autonomamente la cifra della quota di locazione. Il canone concordato invece si ottiene quando la cifra è rispettosa dei valori massimi individuati in appositi accordi territoriali stipulati dalle associazioni dei proprietari immobiliari e dalle organizzazioni rappresentative degli inquilini. Nel caso di canone concordato le imposte sull’affitto che gravano sul proprietario sono pari al 10 per cento, circa la metà del canone libero.
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Il proprietario non può chiedere durante il periodo di affitto l’aumento del canone, ad eccezione dell’adeguamento ISTAT all’inflazione annuale. Deve comunicarlo con apposita raccomandata. Oppure nel caso in cui si avvicini la scadenza, può richiedere un aumento per il rinnovo del contratto.
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Inoltre il proprietario può optare per la formula della cedolare secca, che prevede l’esenzione dell’imposta di registro e minor pressione fiscale. Il che prevede alcuni vincoli. Ad esempio il fatto che con la cedolare secca non si possa chiedere alcun aumento ISTAT. In questo caso l’aumento si può chiedere solo entro 6 mesi dalla scadenza del contratto d’affitto prima dell’eventuale rinnovo.