Al via l’Ecoforum di Legambiente: lo stato dell’arte dell’economia circolare italiana

Si è ufficialmente avviato il nuovo Ecoforum organizzato da Legambiente in collaborazione con La Nuova Ecologia e Kyoto Club. Il forum è stata anche l’occasione per presentare i nuovi dati raccolti da Ipsos riguardo il nostro rapporto con l’economia circolare nonché i dati di uno studio condotto proprio dall’Associazione ambientalista sulla raccolta differenziata

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Ecoforum Legambiente (foto Pexels)

Come sottolineato anche dal comunicato stampa ufficiale pubblicato sul sito di Legambiente, ci sono ben sette italiani su dieci che ritengono lo sviluppo dell’economia circolare e l’implementazione della produzione di energia da fonti rinnovabili come possibili mezzi per contrastare gli aumenti delle bollette. Si tratta questo di un indicatore importante per guardare soprattutto al futuro anche se, proprio come riportano i dati di Ipsos, il cambiamento climatico non è al momento la preoccupazione maggiore.

Gli italiani sono infatti molto più preoccupati dalla salute (61% di molto preoccupati) e dalla guerra (57%) nonché dal non avere abbastanza soldi (52%). Coloro che si sono dichiarati molto o discretamente preoccupati dai cambiamenti climatici sono stati in 48% degli intervistati cui si unisce comunque un 31% che dichiara di essere un po’ preoccupato e solo il 15% non è preoccupato affatto dei cambiamenti climatici.

Sempre leggendo i dati raccolti da Ipsos su un campione di 1000 intervistati con età compresa tra 16 e 70 anni, si può apprezzare come ci sia stata una leggera crescita nella percentuale di coloro i quali conoscono i principi dell’economia circolare. Confrontando i dati raccolti nel 2022, rispetto a quelli dell’ottobre del 2020 e del luglio del 2018, si nota come siamo partiti da un 17% di persone che conoscono l’economia circolare fino ad arrivare a un 27% tra gli intervistati di quest’anno.

Interessante poi notare come ci sia un 14% di intervistati che, nel momento in cui gli è stata proposta la definizione di economia circolare, si è reso conto di conoscere la materia ma di non sapere che questa fosse la definizione.

Resta comunque fuori un 35% che invece dichiara di aver sentito parlare dell’economia circolare ma di non sapere bene che cosa si potesse intendere e c’è un 19% che invece ha dichiarato di non aver mai sentito parlare di questo concetto.

Per dovere di completezza riportiamo anche noi quella che è la definizione di economia circolare che è stata utilizzata nel sondaggio realizzato da Ipsos per Legambiente: “L’economia circolare è un modello industriale basato sul riutilizzo delle risorse: secondo tale modello, tutte le attività sono organizzate affinché i rifiuti possano diventare risorse da reintrodurre nel ciclo di produzione di nuovi beni, tramite il ripetersi del riutilizzo/riciclo. L’economia circolare riduce al minimo gli scarti puntando su loro uso per la creazione di nuove materie prime, prevedendo e studiando sin dall’inizio del processo la loro valorizzazione“.

Alcune domande del sondaggio si sono concentrate poi su aspetti molto precisi: tra questi i termovalorizzatori, il trattamento dell’olio minerale e lo sviluppo dei famosi green jobs ovvero di quelle professioni legate alla sostenibilità.

Per ciò che riguarda i termovalorizzatori ci sono in totale il 45% di intervistati che ne ha un giudizio positivo mentre c’è un 27% che invece esprime giudizi negativi. Per quello che riguarda i giudizi negativi in particolare si lamenta la loro dannosità, l’inquinamento che producono e l’obsolescenza della tecnologia utilizzata nonché l’approccio distruttivo e non circolare che portano avanti.

Chi ne dà un giudizio positivo invece pensa che siano utili in attesa che la tecnologia ci permette di riciclare tutti i materiali e permettono uno smaltimento più efficiente, integrato proprio alla raccolta differenziata.

Decisamente interessante soffermarsi sui dati riguardo il trattamento dell’olio minerale e della percezione di Come viene trattato. Rispetto al 2020 è aumentata, e aggiungiamo noi purtroppo, la percentuale di coloro che non sanno come venga trattato l’olio minerale e soltanto un totale pari al 37% tra quelli che conoscono l’economia circolare sa cosa ne viene fatto nel momento in cui viene raccolto. E’ rimasta invece costante la percentuale di coloro i quali sono convinti che non venga raccolto ma disperso.

E veniamo ora ai dati riguardo al possibile apporto dell’economia circolare e delle energie rinnovabili nel contrastare il caro bollette. Con livelli diversi di convincimento, ci sono comunque sette italiani su dieci che ritengono che l’economia circolare e l’energia da fonti rinnovabili possono avere un impatto positivo nel contrastare il caro energia contro un piccolo 3% che invece è convinto che non ci sarebbero effetti positivi.

La percentuale di coloro i quali sono convinti si possa affrontare il problema del caro energia anche con questi sistemi è suddivisa comunque tra un 23% di persone assolutamente convinte e un 45% di persone che sono convinte che “probabilmente” questi sistemi possano avere un impatto positivo.

Da ultima una riflessione che riguarda la domanda posta riguardo la pandemia. Il 75% degli intervistati è convinto che la pandemia abbia dimostrato “che è possibile per le persone trasformare il loro comportamento molto rapidamente” e c’è un altro 71% che concorda “sul fatto che la ripresa post pandemia è un momento unico per costruire società più resistenti agli shock futuri”.

Nel comunicato stampa che accompagna i dati Ipsos viene riportata anche una dichiarazione di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente che ricorda come l’economia circolare sia “un settore cruciale per il Paese, in grado di creare investimenti, occupazione, economia sul territorio, e generare importanti benefici all’ambiente. Per questo è fondamentale che l’Italia acceleri il passo in questa direzione iniziando da quelle opere che servono per farla decollare“.

E sempre Ciafani ricorda come bisogna iniziare proprio dagli impianti che generano una fortissima disparità tra Nord Italia, Centro e Sud Italia con le conseguenze che abbiamo trattato in precedenza e che vanno a ricadere anche sul calcolo della TARI nelle diverse zone del nostro Paese.

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