Sarà un’estate probabilmente con meno bollicine se non si riesce a trovare una soluzione che permetta alla principale azienda italiana ed europea che produce acqua frizzante di trovare la CO2 necessaria da addizionare nelle bottiglie. Ma perchè manca la CO2 e perchè non possiamo semplicemente prenderla dall’aria?
Quella della CO2 è una questione che ci portiamo avanti da un po’ e che è legata anche a un’altra industria che ha a che fare con la nostra vita di tutti i giorni. Come infatti spiega anche la BBC c’è un problema che potremmo definire a monte per quello che riguarda la carenza di questo gas.
Perché sembra paradossale, ma anche la CO2 deve essere in qualche modo prodotta e non si può semplicemente toglierla dall’aria. A produrre anidride carbonica sono gli impianti che producono fertilizzanti e le principali industrie che sono in grado di catturare l’anidride carbonica come prodotto di scarto di quest’altra industria si trovano nel Regno Unito ma, come riporta sempre il sito della BBC, due dei tre impianti inglesi risultano ancora chiusi.
E la questione portata alla ribalta dalle parole allarmanti di Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato di Sant’Anna, non riguarda solo l’acqua minerale. Infatti l’anidride carbonica nell’industria alimentare gioca un ruolo importantissimo in molte situazioni che vanno ben oltre l’aggiunta delle bollicine all’acqua e alle bevande dolcificate.
Uno degli utilizzi della CO2 è quello di essere il sistema utilizzato per abbattere i capi di bestiame prima della macellazione. La CO2 viene voi iniettata nelle confezioni per allungare il periodo di sopravvivenza dei prodotti negli scaffali.
La carenza di CO2 non è però limitata solo alla società amministrata da Bertone. Come ricorda infatti lo stesso amministratore delegato di Sant’Anna in una dichiarazione riportata dall’ANSA, tutte le società che producono e hanno a che fare con l’acqua addizionata di anidride carbonica sono in questa stessa traballante barchetta, in cui alla carenza di anidride carbonica per produrre l’acqua gassata si uniscono anche i fortissimi rincari delle materie prime e dell’energia nonchè la siccità che ovviamente sta riducendo la disponibilità della materia prima per eccellenza: l’acqua.
Ma, una riflessione che vogliamo fare a margine e che riguarda in realtà il sistema di approvvigionamento della CO2 è legata alla produzione di questo gas a livello industriale con quello dei fertilizzanti. Il sistema malato di allevamento e agricoltura intensivi che necessita di quantità sempre maggiori di fertilizzanti è lo stesso sistema che ha impedito alle società che si occupano di produrre CO2 ma anche a chi produce acqua gassata, tra le altre cose, di pensare a sistemi alternativi meno inquinanti per ottenere lo stesso risultato e ha così favorito in modo indiretto ma non meno colpevole la situazione tragica che ci troviamo ora a vivere dal punto di vista climatico.
Un suggerimento su una possibile via di uscita per la CO2 viene dai colleghi di The Conversation che, sempre guardando al problema dall’ottica britannica immaginano che si possa sopperire al problema, provocato dalla chiusura degli impianti che producono fertilizzanti e che quindi generano CO2, spostando l’attenzione su sostanze come il bioetanolo oppure dai siti di digestione anaerobica che nel Regno Unito esistono già e che servono per processare i rifiuti organici.