Può capitare che venga richiesta conferma di ciò che si sta facendo tramite foto o localizzazione. Sembra una domanda innocua, ma innesca un meccanismo vizioso molto deleterio
Sempre maggiori studi di psicologia si stanno orientando verso l’approfondimento della tematica della privacy, e soprattutto delle relazioni sociali ad essa associate. Tramite i social la vita mediata e non più immediata può contribuire ad esacerbare le forme di controllo. E non soltanto da parte di aziende o di interessati che dei dati personali fanno lucro, ma anche entrando nel vivo dei rapporti sociali, minandoli ed anche rendendo pericolose determinate relazioni.
Ad esempio alcuni partner chiedono di indicare la geolocalizzazione della posizione in cui l’altra persona si trova, oppure di inviare delle foto per avere conferma del luogo in cui si è e delle persone con cui si è accompagnati. Questa forma di controllo inizialmente può sembrare non costare nulla, anzi molto meno rispetto ad eventuali rappresaglie nella relazione, ma presto fa scattare il meccanismo della paura, degrada l’intimità e la sicurezza del soggetto che si trova costantemente monitorato.
La possessività è qualcosa che esisteva già precedentemente ai social ma tradotta via Internet può diventare sempre più pervasiva e persecutoria. Senza accorgersene, chi ne è vittima cade presto in una forma di angoscia e di paura costante. La e la comunicazione lasciano il posto a verifiche ed interrogatori.
Gli psicologi e gli esperti delll’età evolutiva sono preoccupati da questo tipo di controllo tramite Internet, specialmente per le fasce d’età più vulnerabili. I giovani non si rendono conto di quanto il controllo possa diventare deleterio per l’identità che si sta formand,o e che è prerogativa indispensabile per una buona autostima. Di conseguenza la maggior parte delle volte accettano di buon grado le richieste di controllo da parte del partner, “tanto un messaggio non costa nulla”. Ed invece non è così. Senza rendersene conto si spostano dal ruolo di pari al ruolo di vittime.
Maura Manca, psicoterapeuta esperta della psicologia dell’età evolutiva e creatrice del blog Adolescienza, in un libro tenta di spiegare in maniera empatica cosa vive chi è vittima del controllo online: “Se sei vittima della tua relazione, l’amore si trasforma giorno dopo giorno in angoscia. La paura crea un legame fortissimo che ti blocca e ti impedisce di scappare. Quando sei incastrata in un rapporto sentimentale non è facile uscirne, eppure da fuori sembra tutto più̀ semplice”
“Ma la soluzione non è così immediata, lasciare quella persona non è come premere un interruttore che accende o spegne la luce. Hai paura che scrivendo la parola fine lui diventi incontrollabile, che nessuno riesca veramente a tutelarti. E se alla sofferenza quotidiana prima o poi ti abitui, ciò̀ che quella persona potrebbe fare dopo essersi sentita abbandonata diventa un’incognita e fa decisamente più paura”.