Ecco le proposte al vaglio del Governo per affrontare i prossimi mesi di crisi energetica con un eventuale razionamento. Vediamo i dettagli
Progressivamente ci stiamo avvicinando nel cuore dell’estate, al mese più caldo dell’anno. Stranamente, molto più che in estate, ci accorgiamo dell’elevato consumo di energia elettrica che alimenta migliaia di condizionatori all’interno di una città, oltre a tutto il resto del poderoso corredo di elettrodomestici che affolla le nostre case. Certo, la crisi climatica esprime al meglio i tratti emergenziali, nei confronti dell’uomo, con la carenza (che sta diventando sempre di più un allarme collettivo) dell’acqua.
Nella fase in cui l’opinione pubblica percepisce più nitidamente la curva discendente delle risorse a livello globale, sono gli elementi base (si dovrebbe dire “vitali”) a dissolversi gradatamente e a ricordarci di quali pezzi di mosaico della vita siamo composti. Allo stesso modo, la crisi energetica scatenata dalle note circostanze belliche alle porte d’Europa costituisce il promemoria da tener presente quando nel prossimo inverno dovremo scaldarci.
Gas, orari e dettagli: quali conseguenze porterà la riduzione?
Sì, perché fondamentalmente la crisi dell’energia intessuta di fila politiche, degli interessi economici e del frastuono delle armi, si riassume in una sola parola: gas. Si tratta dell’energia più richiesta dal mercato europeo dell’importazione di risorse ed è la stessa che sta ponendo in sede comunitaria i maggiori interrogativi per costruire una rete di produzione che si ponga l’obiettivo di realizzare l’antico progetto di autonomia energetica.
Diciamo pure che l’escalation dei fatti narrano che la direzione dei governi europei è incerta e buona parte – è il caso di dirlo – delle energie politiche è concentrata nella “corsa ai ripari” interna per garantire i consumi alle popolazioni nazionali. La sfida che ci divide dal prossimo inverno pone delle scelte, le quali non saranno prive di caratterizzazioni drastiche se non vogliamo esporci ad accogliere a tempo pieno il freddo nelle nostre case.
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Ciò di cui sta discutendo la squadra di Governo è in sostanza di un piano di austerity che non esclude alcuna ipotesi, compresa quella di un possibile coprifuoco. Ovviamente i primi ad essere investiti da una tale misura sono gli esercenti; proprio nei loro confronti si sta pensando ad una chiusura dei negozi alle ore 19, per i locali (bar, discoteche, pub, ristoranti) alle 23 e per gli uffici pubblici alle 17.30.
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Inoltre, si sta valutando la riduzione di almeno due gradi dei termosifoni delle abitazioni e in tempi brevi si sta andando verso l’attuazione di un limite all’uso dell’aria condizionata in casa fino a 27 gradi. In realtà, dentro la maschera di una razionalizzazione preventiva si nasconde un’altra tappa deteriore: l’imminente riduzione di un terzo dei volumi di gas forniti all’Italia dalla russa Gazprom.