“Roma Capitale Circolare”, una proposta alternativa all’inceneritore

L’economia circolare può essere la soluzione alternativa all’inceneritore, ne sono convinti CGIL e Legambiente che hanno presentato un progetto per chiudere il ciclo dei rifiuti nella città di Roma.

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Roma Circolare (foto Adobe)

Un progetto, come si legge nel comunicato stampa pubblicato sul sito dell’associazione ambientalista, dotato di numeri e con alternative concrete in grado di dimostrare come l’economia circolare possa configurarsi quale sostituta di una soluzione che prevede solo l’eliminazione dei rifiuti e che quindi non comprende il valore di questi materiali.

La presentazione del progetto dal titolo “Roma Capitale Circolare – le proposte per la chiusura del Ciclo dei Rifiuti di Roma” non è però un punto di arrivo quanto un punto di partenza in quanto, come dichiarato dai rappresentanti di CGIL e Legambiente, “proseguiranno appuntamenti di ascolto e confronto con i cittadini, con esperti del mondo ambientalista e industriale, con i territori e gli stakeholders, perché possano nascere altre idee che integrino e migliorino quanto presentiamo e per dotare la capitale della migliore tecnologia e soluzione disponibile” fino ad arrivare alla prima edizione degli Stati Generali dell’economia circolare che dovrebbero svolgersi il prossimo autunno.

Il progetto di economia circolare parte da alcuni dati che vanno analizzati con attenzione. Il primo fra tutti è il 39 per cento che, secondo lo studio della situazione effettuato dalle associazioni, è la percentuale reale della raccolta differenziata. Tra le proposte di economia circolare c’è innanzitutto il portare la raccolta differenziata al 72 per cento riuscendo così a rientrare negli obiettivi europei insieme alla creazione di “sei nuovi capitoli di differenziata da intercettare nei circuiti dei RAEE, dei PaP, del Tessile, del recupero delle terre di spazzamento, di una nuova filiera per le plastiche miste e del recupero di scarti da edilizia comunemente abbandonati nell’indifferenziata“.

Raggiungendo questi obiettivi, questo è quello che si legge tra le righe, la creazione di nuovi inceneritori risulterebbe superflua dato che i rifiuti indifferenziati da non poter avviare su nessun percorso di riutilizzo riciclo si attesterebbero a sole 228.589 t/anno, una quantità di rifiuti che gli impianti in esercizio, anche grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie, possono e potranno gestire.

Ma se parlare di economia circolare è un argomento tra i più sentiti da parte di Legambiente, la presenza di CGIL si spiega invece con i possibili numeri dell’occupazione che sono stati calcolati.

Come riportato nel documento integrale disponibile attraverso il comunicato stampa, facendo un calcolo su ogni 10 mila tonnellate di rifiuti non portati all’inceneritore si perde un posto di lavoro nell’inceneritore e sei nelle discariche ma si possono creare 386 posti di lavoro.

Andando a guardare alcuni esempi, l’attivazione del percorso di riutilizzo del materiale tessile potrebbe portare a 35 posti di lavoro ogni 1000 tonnellate di materiale lavorato, il riutilizzo degli apparecchi ICT potrebbe portare fino a 140 posti di lavoro per 1000 tonnellate di materiale lavorato.

Nuove opportunità di lavoro che avrebbero il doppio pregio di contribuire non solo al benessere delle famiglie dei lavoratori ma al benessere dell’intera cita, del Paese, e in ultima analisi del pianeta. Ci uniamo quindi al pensiero espresso da Legambiente e CGIL: a Roma non c’è bisogno di un nuovo inceneritore, quello di cui c’è bisogno è il coraggio di riuscire a chiudere il cerchio dei rifiuti senza cadere nel circolo vizioso in cui per troppo tempo questo aspetto della vita della capitale si è trovato impantanato.

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