Aria condizionata, uno studio rivela una spiacevole sorpresa

Uno studio ha rivelato una sorpresa poco piacevole che riguarda l’aria condizionata, ormai sempre più indispensabile

Condizionatore (Foto Adobe)

Il cambiamento climatico e il riscaldamento graduale della temperatura terrestre rendono sempre più indispensabili i condizionatori. Infatti, sono sempre più ampie le aree dove si toccano anche i 40 gradi centigradi nei periodi più caldi dell’anno. Nei centri urbani, poi, il mix tra inquinamento e temperature alte aumenta la percezione del caldo nel corpo.

In diversi centri urbani si registrano spesso dei blackout in estate a causa dell’eccessivo carico energetico dovuto ai tanti condizionatori accesi contemporaneamente. Tuttavia, come in tutte le cose esistono sempre dei pro e dei contro. Nel caso dei condizionatori, non si tratta soltanto del consumo energetico maggiore.

Condizionatori, occhio alla linea

Condizionatore (Foto Adobe)

Infatti, l’utilizzo costante dell’aria condizionata ha rivelato che stare a temperature più basse aumenta la fame e la tendenza a mangiare. In sostanza, più si usa il condizionatore e più si rischia di ingrassare e specie nell’era in cui prevale sempre più l’estetica questo fattore non è da sottovalutare.

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Inoltre, un ricercatore spagnolo del CSIC Institute of Fat Javier Sánchez Perona l’aria condizionata risveglia l’appetito. Ad avvalorare questa tesi c’è anche uno Uno studio pubblicato nel 2014 dall’Università di Birmingham in cui si afferma: “Con l’adozione diffusa del controllo del clima, gli esseri umani trascorrono sempre più tempo in uno stato termicamente confortevole in cui gli stress sono ridotti al minimo”.

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Poi le conclusioni dello studio confermano il dato: “ll tempo trascorso in quella zona di temperatura confortevole – afferma lo studio – potrebbe contribuire a una maggiore efficienza energetica con una diminuzione del tasso metabolico e un conseguente aumento di peso”.

Gli studi che hanno confermato la tendenza a mangiare di più con temperature più basse sono stati diversi negli anni. Già nel 1963 una ricerca sui ratti ha dimostrato la tendenza. Infatti, i topi esposti a una temperatura di 35 °C mangiavano solo il 10% di quanto consumato a 24 °C. Passando poi a 40°C i ratti non hanno più mangiato.

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