In Italia sono oltre 900 i contratti che regolano gli stipendi; che questi ultimi siano soddisfacenti è un altro discorso. Vediamo i dettagli
In termini statistici, non c’è dubbio che l’attualità scelga spesso di raccontare, in ambito di cronaca fiscale, di erogazione dei sussidi, dell’elargizione di contributi stanziati sulla base di una richiesta sociale e presa in incarico da misure istituzionale più o meno emergenziali. Resta pertanto sacrosanto approfondire i temi – di continuo all’ordine del giorno – dell’Assegno Unico, del Reddito di Cittadinanza o delle pensioni.
Quando la correzione economica è in atto, rimane però un discorso ampiamente marginalizzato quello della cornice socioeconomica in cui le suddette contribuzioni vanno ad agire e non di rado si scopre che – come si suole dire – il problema è a monte. Anche in questi ultimi e – scopriamo – convulsi giorni, il lavoro del Parlamento Europeo ha fatto riemergere – perché ne sta discutendo – una questione a lungo soltanto sfiorata e che oggi la volontà politica è occupata a uniformare i regolamenti dei Paese membri: il salario minimo.
Busta paga, esiste una soglia remunerativa sotto la quale non si può andare?
Sappiamo che quella dello stipendio minimo ha rappresentato a lungo, nel nostro contesto nazionale, una materia di contesa ideologica, e per questo sostanzialmente esclusa dal dibattito politico. L’epica delle buste paga italiane è tutt’ora oggetto di critiche derivanti in primis dagli disequilibri delle remunerazioni rispetto a quelle di diversi partner europei. In poche parole, molte professioni del lavoro dipendente sono oggettivamente sottopagate e, in generale, a tutte è applicato un pesante cuneo fiscale.
Leggi anche: Pensione di reversibilità: solo in questi casi si ottiene il 100%
Liberatici dal sassolino nella scarpa, ci possiamo chiedere, dunque, se in Italia esistano dei minimi di legge applicati sugli stipendi. Diciamo subito che gli importi sono regolati dai contratti collettivi, nazionali e no: ora, c’è chi li ritiene sufficienti, altri che invocano, invece, una norma sulla base delle scelte europee. Non è quindi la legge a stabilire una soglia allo stipendio minimo ma, appunto, la contrattualistica collettiva.
Leggi anche: Si può prendere la Naspi per tornare a studiare?
Se un dipendente si ritiene sottopagato , tramite il proprio sindacato o legale che lo assiste, può segnalare all’Ispettorato Nazionale del Lavoro il mandato rispetto dei diritti da parte della sua azienda. Ma la frammentazione categoriale è molto alta (ci sono più di 900 contratti in essere) e ciò rende difficile stabilire la correttezza dei limiti stabiliti per ciascun settore d’impiego. Al 2021, la retribuzione media italiana è pari a 29,4mila euro all’anno, una cifra al di sotto della media europea. La creazione di un salario minimo significherebbe tutelare soprattutto coloro che oggi vengono retribuiti con meno di 9 euro l’ora, ossia sotto l’importo in discussione nel Parlamento.