Nazioni Unite e OCSE presentano i loro rapporti su come le città stiano diventando sempre meno habitat per la condizione umana. I dettagli
Non possiamo negarlo: si tende talvolta a fraintendere la dimensione della sostenibilità. Spesso si pensa di riferirci al fatto che per “salvare” il pianeta, bisogna – tutto d’un tratto – regredire ai consumi della popolazione europea precedente alla prima rivoluzione industriale. Certo, in assenza di una mano tesa verso questa Terra sfiancata dalla corsa impazzita verso lo sviluppo, non molto tardi avremo di che rinunciare.
Per chiarire, non si tratta di sognare utopisticamente ambienti umani “frugali”. Troppi processi antropologici intrinseci al tenore di vita delle popolazioni non possono contemplare percorsi a ritroso difficilmente realizzabili; ma possono essere trasformati. La conversione è la vera parola chiave, portando a conoscenza alcune realtà di fatto. Le stesse che vengono evidenziate dalle ricerche pubblicate dall’OCSE e dal nuovo documento delle Nazioni Unite riguardanti le città, “World cities report 2022: Envisaging the future of cities”.
Perché è nelle città che si concentrerà in futuro la maggior parte della popolazione mondiale: il 68% entro il 2050. Pertanto, le aree urbane rappresenteranno i luoghi della trasformazione e avranno il ruolo centrale di accompagnare al raggiungimento della sostenibilità ambientale. Ad oggi, le città producono il 70% delle emissioni globali di anidride carbonica, prodotte dal consumo di energia: parliamo di quanto viene sprigionato dagli edifici. Quindi, i riflettori sono puntati innanzitutto sulla migliorabilità dell’efficienza energetica e delle modalità di costruzione.
Con il report “Decarbonising Buildings in Cities and Regions”, è l’OCSE ad indicare nella riduzione delle emissioni di carbonio la strada verso l’implementazione dell’uso di energia rinnovabile, sottolineando i benefici in termini di miglioramento della salute presso i centri urbani e al contempo l’accessibilità energetica produca una filiera all’interno del mercato del lavoro. La sostenibilità, però, deve conciliare l’impronta ambientale con i crescenti bisogni delle popolazioni. Per favorire questo incontro, deve verificarsi un cambiamento nella politica, con un’organizzazione istituzionale altrettanto efficiente, che annulli la frammentazione decisionale e delle responsabilità.
Da qui ai prossimi trent’anni, i trasporti raddoppieranno e di conseguenza le emissioni cresceranno del 20%. Anche in questo caso, i trasporti urbani faranno la differenza diverranno completamente “green” ed entrando seriamente in competizione con la dipendenza dalle automobili. L’intero piano di sviluppo non potrà avvenire senza il coinvolgimento dei governi locali: sono loro (in molti casi) che sin d’ora stanno ridisegnando il territorio in chiave di raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Altrimenti, il 65% dei 169 target dell’Agenda 2030 non potranno mai essere raggiunti. L’esperienza della pandemia ha insegnato che per mantenere in futuro un habitat vivibile, bisogna far incontrare resilienza economica, sociale e ambientale. Se l’urbanizzazione è inevitabile (e così è), si può però operare una pianificazione per ridurre disuguaglianze e povertà tramite: politiche ambientali che osservino i cambiamenti climatici; un tessuto produttivo che ampli le opportunità; servizi primari come l’accesso all’acqua e ai servizi igienici, oggetto di corposi investimenti e accessibili anche alle fasce di popolazione più svantaggiate.
Oggi le città non sono in grado di reggere shock futuri e quindi di cogliere la sfida all’adattamento. Mentre si tenta di progettare un mondo ad emissioni zero, la transizione dovrebbe seguire nel frattempo un modello di economia circolare per rispondere alle richieste delle società urbane; ciò avendo il sostegno di coraggiosi approcci alternativi provenienti dai più piccoli contesti locali, dove le amministrazioni cittadine saranno anch’esse chiamate a modificare i processi decisionali e inclusivi, mitigandoli con nuove tecnologie a basso impatto e con innovative tecniche per smaltire quelle odierne.