Dal prossimo anno, l’abbonamento TV torna nella vecchia modalità del pagamento disgiunto ma non si conosce ancora chi riscuoterà. I dettagli
La notizia era stata anticipata e in molti, con qualche mese di anticipo, stanno già tirando un sospiro di sollievo. Sì, perché l’addebito dell’abbonamento televisivo RAI nella bolletta della luce non è stata mai del tutto digerita da una nutrita parte della popolazione italiana. E dal prossimo anno, sembra ufficiale, la scissione sarà definita e tutto tornerà come prima. O quasi.
Il provvedimento di inserire il canone TV tra le voci e i consumi della fattura elettrica risale alla decisione del governo Renzi di dare una spallata a quella forma di evasione di alcuni cittadini, rendendo così impossibile qualsiasi tentativo di eludere quella che in fondo è un’imposta obbligatoria per finanziare il servizio pubblico. Come contropartita, l’importo annuale da pagare è diminuito a 90 euro (tra i canoni più bassi nella media europea) e il prelievo è avvenuto tramite step di rateizzazione.
Canone Rai, di nuovo in forma cartacea ma la forma di pagamento è tutta da decidere
Nonostante l’indubbio risparmio, come non se ne vedeva da tempo nell’esborso radiotelevisivo, è sorta ben presto la disputa con coloro che l’apparecchio televisivo non ce l’hanno o vi hanno appena rinunciato; parallelamente, l’ingombrante presenza ha inquinato gli umori di chi il canone lo paga, ma è incappato nelle problematiche relative alla gestione della corrente elettrica: interruzione dell’utenza, volture, cambi gestore e pagamenti da regolarizzare sono istanze sulle cui soluzioni hanno gravato il peso del abbonamento RAI.
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La questione ha registrato un’accelerazione con il parere della Commissione Europea che ha sottolineato l’iniquità dell’obbligo di versamento derivata dalla “soluzione unica”, fonte di – così testualmente definiti – “oneri impropri”, invitando l’Italia ad omologarsi agli altri Paese membri. E dunque, dal 2023, gli importi vengono nuovamente separati. Le modalità, tuttavia, sono ancora tutte da decidere.
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Si potrebbe tornare al vecchio bollettino postale, ma è lo stesso da cui ha tratta linfa la passata evasione fiscale. Più realistica sembra la soluzione di un pagamento tracciabile il pagamento della tassa di possesso avverrebbe nel contesto dell’annuale dichiarazione dei redditi, mediante il modello 730. A tutt’oggi, non si è esclude anche la più ardita iniziativa di trasferire la gestione dell’imposta alle Regioni, sull’esempio del bollo auto.