Il Reddito di Cittadinanza potrebbe essere depotenziato: il tutto dipende dalle prossime elezioni governative del 25 settembre
Le dimissioni del primo ministro Mario Draghi hanno portato ad una nuova crisi di governo in Italia con il conseguente scioglimento di Camera e Senato. Questo vuol dire che gli italiani dovranno ritornare alle urne e lo faranno il prossimo 25 settembre. Dal loro voto dipende anche la sorte di una misura fortemente voluta dal governo Conte: il Reddito di Cittadinanza.
Con l’eventuale salita al governo del centro destra, infatti, è possibile che ci sia una vera e propria rivoluzione che riguarderà sia le pensioni, con la cancellazione della Legge Fornero, che il RdC. A rivelare questa rivoluzione è il leader della Lega Matteo Salvini. Vediamo quindi cosa potrebbe accadere nel dettaglio con la salita al potere del centro destra.
Per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza al centro destra questa misura voluta dal Movimento 5 Stelle non è mai andata giù. Proprio per questo motivo dopo una eventuale vincita della destra potrebbe essere la prima misura ad essere ad essere rivista. Con molta probabilità il RdC non sarà cancellato ma sensibilmente depotenziato.
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Già da tempo, ormai, che il centro destra ritiene la misura sbagliata dal momento che il reddito concede beneficio economico anche a chi non ha proprio voglia di lavorare. Inoltre il reddito è sin da subito centro di truffe, raggiri e false dichiarazioni di chi, ad esempio, ha patrimoni non dichiarati perché semmai si trovano all’estero.
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Inoltre la destra vuole introdurre un sistema pensionistico più equo e giusto ponendo fine alla riforma delle pensioni del Governo Monti. Quello che la Lega vuole è ripristinare Quota 100, scaduta il 31 dicembre 2021. Attualmente, lo ricordiamo, è in vigore Quota 102 ed è stata introdotta dal governo Draghi.
Sempre da archiviare per la destra la Legge Fornero sulle pensioni e nello stesso tempo, oltre alla Quota 100, proporre e promuovere anche un’altra misura che piace molto anche ai sindacati: Quota 41. Si tratta di una misura che permetterebbe ai lavoratori andare in pensione a qualsiasi età a patto di aver versato 41 anni di contributi previdenziali.