La lotta al caldo tropicale rischia costantemente di trasformarsi in un boomerang per gli utenti sul fronte dei costi casalinghi. Ecco perché
L’attuale contesto storico che detta sempre più pervasivamente l’agenda delle nostre vite è caratterizzato da fattori contrastanti, tale da renderlo un precedente (almeno nella storia moderna). Si è imposta una crisi energetica deflagrata nella cornice dell’annosa dipendenza dell’energia da parte delle cosiddette potenze europee; ma dall’altra sponda, sono inequivocabili i segnali di una trasformazione climatica che feriscono in itinere la tollerabilità umana nel contesto ambientale.
È ovvia la responsabilità umana e non occorre di approfondimenti già di dominio pubblico. Ma il rischio reale riguarda innanzitutto il piano della comprensione: dall’affannosa corsa all’energia, intrapresa dai governi per schivare sia i prossimi rigori delle stagioni che per alimentare gli elettrodomestici senza alternative delle nostre case, la società si intrattiene, nella sua globalità, alla corsa dei consumi dell’energia.
Si potrebbe facilmente sostenere che le case rappresentano tutt’oggi, e oggettivamente, la mancanza di volontà verso un’inversione di rotta. Certamente, sotto alcuni aspetti, non mancano i passi in avanti, ma nell’ottica dei consumi che in fondo si traducono prevedibilmente nei conti salatissimi delle bollette, il lavoro verso il cambiamento è fermo a timidi primi passi.
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Sono facilmente additabili gli storici elettrodomestici che ci accompagnano per una vita nelle nostre stanze, anche se la responsabilità diretta dovrebbe ricadere sulla condotta di coloro che li utilizzano, spesso tutt’altro che consona ad una politica di risparmio. Se sul cambio di rotta può costituire una difesa dell’ambiente, con pochi ma utili accorgimenti possiamo delimitare le conseguenze economiche di strumenti come la lavatrice, il frigorifero o il condizionatore.
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Circa il condizionatore, questa estate non ha favorito un compromesso d’uso tra i suoi possessori. I dati, però, sono inequivocabili se confrontiamo l’impatto economico rispetto allo scorso anno. L’aria condizionata in funzione per 8 ore comporta una maggiorazione di 12 euro, contro i 2,10 stimati fino al dicembre 2021. Il vertiginoso balzo è spiegabile facilmente: alla fine dello scorso anno, un kilowattora costava 0,21 euro; oggi, è valutato 1,20 euro.