Focus sui versamenti che si possono effettuare sul conto corrente senza incorrere in procedure di verifica da parte del Fisco
Quando si parla di versamenti in contanti sul contocorrente si affronta un tema estremamente delicato e a tratti controverso. Intanto bisogna sottolineare che i versamenti non sono da confondere con l’uso del denaro contante nelle transazioni e negli acquisti. In quest’ultimo caso i limiti ci sono e sono espliciti. 1999,99 euro il tetto massimo di contante utilizzabile che scenderà a 999,99 euro nel 2023.
Per i versamenti la situazione è diversa, non esistono limiti diposti in termine di legge, tuttavia in determinate situazioni le banche sono tenute a segnalare alle autorità competenti operazioni finanziarie e versamenti. Se questi provengono da redditi certificabili e trasparenti non dovrebbero esserci problemi, ma le norme prevedono che l’onere della prova sia a carico del contribuente, che quindi deve fornire prove della liceità dei propri movimenti finanziari (secondo il Testo unico delle imposte sui redditi, Tuir).
Le norme di legge non fanno riferimento a limiti nei versamenti in contante, ma alla trasparenza e tracciabilità delle somme in questione che devono essere presenti nella dichiarazione dei redditi. Quello prescritto non un è limite ai versamenti in contante, quanto la chiarezza documentale che li deve accompagnare.
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Oltre la soglia dei 10 mila euro la banca è tenuta a dare segnalazione dell’operazione di versamento o prellievo in contante all’Unità di informazione finanziaria (UIF) della Banca d’Italia. Questa Segnalazione di Operazioni Sospetta è prevista da precise norme di legge, quali il decreto legislativo 90/2017 che recepisce una direttiva Ue (2015/84) sull’antiriciclaggio. L’UIF verifica i movimenti e in caso di sospetto di illeciti partono ulteriori verifice delle autorità di pubblica sicurezza.
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Per il Fisco i versamenti in contante devono essere correlati ai redditi dichiarati e sarà il contribuente a dover fornire gli eventali chiarimenti per operazioni sospette. Mentre per bonifici e assegni esiste la tracciabilità dei movimenti, per i contanti oltre i 10 mila euro bisogna documentare l’origine del denaro conservando le prove contabili delle operazioni da cui derivano (fatture, ricevute eccetera) da rendicontare in fase di dichiarazione dei redditi.