Attenzione sulla possibile alternativa al gas per il riscaldamento domestico, quale soluzione si può adottare
La situazione di emergenza energetica non accenna a diminuire, al contrario l’approssimarsi dell’autunno accresce le preoccupazioni per i rincari di energia elettrica e gas. L’incidenza di queste due voci sui bilanci delle famiglie sarà alta nei prossimi mesi, incrementando ulteriormente l’indice dell’inflazione già ora sopra il 9 per cento.
Il prezzo del gas, in particolare, è uno dei timori maggiori tra consumatori e imprenditori. La decisione della Russia di sospendere le forniture verso i paesi occidentali prospetta tagli nell’erogazione e aumenti dei costi anche per l’energia elettrica le cui quotazioni sono strettamente legate a quelle del gas. I risparmi saranno necessari sia sul piano amministrativo pubbico sia su quello individuale e familiare.
Alternativa all’uso del gas a casa per il riscaldamento
Tra le soluzioni che consentono di abbandonare l’utilizzo del gas come combustibile per il riscaldamento se ne possono ricordare alcune vantaggiose. Per esempio il pellet, materiale ricavato dagli scarti della lavorazione del legno risulta essere molto efficace in termini di resa e e abbastanza economico nei costi. Purtroppo anche questo è rincarato negli ultimi mesi. Il suo prezzo è passato infatti da 1 euro per 15 chili nel 2021 a circa un euro al chilo nelle prime settimane estive.
Tuttavia secondo le stime effettuate dall’Associazione Italiana Energie Agroforestali (Aiel) l’utilizzo del pellet consente un risparmio fino al 44 per cento (circa 700 euro) all’anno nelle spese energetiche in bolletta. Inoltre per l’acquisto di una stufa a pellet si possono sfruttare le detrazioni fiscali in vigore (Ecobonus e Bonus ristrutturazione). Unica avvertenza comprare sempre prodotti con marchi certificati per evitare truffe e consumi non previsti.
Le frodi sono possibili con certificazioni false e di conseguenza con scarsa qualità di conformità ambientale. Le certificazioni di qualità devono essere garantite e verificate con una attenta analisi del codice identificativo e delle informazioni aziendali. Il pellet non viene prodotto direttamente attraverso l’abbattimento degli alberi, può derivare da numerosi materiali di scarto come segatura e scarti di lavorazione di falegnameria, che in tal modo sono rivalorizzati come combustibile di largo consumo.
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Il suo potere calorifero, grazie ai processi di pressatura, a parità di volume è circa doppio rispetto al legno. Mentre la sua combustione produce biossido di carbonio, particolato e ceneri, motivo per cui è sempre consigliabile l’utilizzo di stufe di ultima generazione meno inquinanti. L’Italia produce circa un quinto del suo fabbisogno di pellet, questo spiega le importazioni soprattutto da Paesi dell’est Europa.
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Ciò rappresenta il vero punto debole del suo uso. Infatti vengono meno molte delle garanzie di sostenibilità ecologica della produzione a causa degli interventi eccessivi sul patrimonio forestale dei paesi esportatori. In più il pellet subisce la fluttuazione degli approvvigionamenti e l’instabilità del mercato confermati dagli ultimi episodi di accaparramento riportati dalle cronache negli ultimi giorni. Il pellet rappresenta dunque un’alternativa al gas, ma deve essere utilizzato con attenzione e senza abusi.