A meno che non sopraggiunga un ripensamento in extremis, i lavori su questa tipologia di abitazione non verrà rifinanziata. Quale
Insomma, sembra proprio che coloro i quali, sin dallo scorso inverno, hanno deciso di mettere mano alle loro abitazioni o hanno autorizzato interventi di riqualificazione sugli spazi pubblici dei loro edifici, abbiano avuto la ragione dalla loro parte, visti gli attuali tempi. Stiamo parlando del meccanismo che si è attivato nel contesto della ripresa post Covid, dove l’allora Governo Conte ha deciso di investire la ripartenza economica: il settore edilizio.
Dopo un anno e mezzo di stop della maggior parte delle attività produttive, la scintilla non poteva che avvenire con un’iniziativa articolata in incentivi e bonus per stimolare la spesa, soprattutto quella dei privati, e riattivare a pieno regime il comparto lavorativo e occupazionale. La parola chiave che ha risuonato nella promozione dello “sconto” sui lavori è stata la sostenibilità ambientale.
Con il cosiddetto Superbonus 110%, i cittadini hanno potuto avviare interventi di ammodernamento delle loro abitazioni o – come detto – degli spazi condominiali, che includono l’installazione di dispositivi per l’efficientemento energetico, il montaggio di serramenti di alta certificazione, il rifacimento delle facciate, senza dimenticare l’abbattimento delle barriere architettoniche.
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I lavori realizzati dalle imprese edili non sono a carico dei privati: grazie al bonus, lo Stato finanzia la committenza elargendo, a scelta, sconti in fattura, detrazioni fiscali in dichiarazione dei redditi, oppure la cessione del credito. Il successo della misura ha però decretato il superamento delle erogazioni sui fondi inizialmente stanziati: dunque, le banche hanno prudentemente bloccato l’acquisto dei credito in mancanza dei dovuti rimborsi statali.
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Perché l’ombra di un rifinanziamento strutturale è davvero lontana. Il veto del governo ha sbloccato l’iter degli istituti di credito, ma è in dubbio che l’incentivo si sta avviando sul viale del tramonto. Il Decreto Aiuti appena approvato ha dato un’iniezione da 5,2 miliardi di euro, ma per coprire le cessioni ferme nei cassetti fiscali di imprese e professionisti. Non è passata al Senato la proposta che elimina la condizione del SAL 30% al 30 settembre 2022, per le villette. Dunque, gli interventi complessivi dovranno attestarsi ad un completamento pari al 30% entro la fine di questo mese.