Quando non si onora un debito il creditore può agire fino ad arrivare a toccare anche lo stipendio
Può capitare durante la vita di avere delle difficoltà a onorare degli impegni economici presi oppure a pagare tasse e imposte. Per questo motivo ci sono diversi passaggi che si possono mettere in campo per poter onorare quanto dovuto. Tuttavia, nel caso in cui tutti i passaggi espletati dalle norme non siano sufficienti per portare a termine il pagamento di un debito si può arrivare anche a pignorare lo stipendio.
Nel caso del pignoramento, infatti, il debitore si vede sottratti i soldi dovuti direttamente dallo stipendio. Esiste un limite massimo da pignorare che equale al quinto dello stipendio. Inoltre, a differenza del pensionato, nel caso della busta paga si rispetta in pieno il limite senza fare riferimento alle condizioni economiche e alla necessità del debitore.
In sostanza, mentre con le pensioni i pignoramenti devono tenere conto del minimo necessario da lasciare sull’assegno per poter dare seguito alle necessità, nel caso della busta paga del lavoratore non è prevista questa attenzione di carattere economico. E’ possibile comunque fare ricorso e farsi assistere da un legale nel caso in cui arrivi un pignoramento e la quota pignorata neghi il soddisfacimento dei bisogni di necessità.
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Va ricordato che le buste paga dei dipendenti hanno avuto già un aumento per effetto del taglio del cuneo fiscale. Si tratta della riduzione delle tasse che i datori di lavoro sono tenuti a versare in busta paga. Tagliare il cuneo fiscale significa prendere una quota di tasse versate insieme alle buste paga e spostarle sulla parte netta, ossia nello stipendio che finisce nelle tasche dei lavoratori.
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Attraverso il decreto Aiuti bis, infatti, si è scelto di tagliare di un altro punto il cuneo fiscale, già precedentemente tagliato dello 0,8%, portandolo così al 2%. Il taglio del cuneo è qualcosa che dovrebbe durare nel tempo. In realtà il taglio è previsto fino a dicembre. Sarà poi il nuovo governo a decidere come procedere.