La Terra dei Fuochi non è purtroppo l’unico luogo nel nostro Paese in cui si verificano atti di criminalità che hanno come oggetto preferenziale i rifiuti e la loro gestione
E da Polieco, il Consorzio Nazionale per il Riciclaggio di Rifiuti di Beni in Polietilene arriva ora un nuovo allarme a ridosso del Forum internazionale sull’economia dei rifiuti in programma i prossimi 30 settembre e primo ottobre ad Ischia. E a parlare di come la criminalità sia pervicacemente aggrappata proprio ai rifiuti come fonte di guadagno è in particolare il Comandante del Gruppo per la Tutela ambientale e la Transizione ecologica di Napoli con ruolo di coordinamento dei Nuclei operativi di tutto il Sud Italia Pasquale Starace.
Starace sottolinea, in una dichiarazione inserita nel comunciato stampa che ha per tema proprio la diffusione dei progetti criminali di questo tipo, come non si debba più pensare che il “terminale dello smaltimento illecito” sia solo la Campania. Questa Regione, spiega ancora il Comandante, si è trasformata in realtà in una zona di smistamento di un sistema che porta poi i rifiuti altrove. E il ciclo illegale dei rifiuti è talmente tanto lucrativo per le organizzioni criminali che si aprono rotte non solo interne ma che guardano anche all’esperto: alla Cina, per esempio, e all’Est Europa.
Ma perchè, nonostante gli interventi e le indagini e gli arresti, la criminalità continua a investire e a guadagnare dalla malagestione dei rifiuti? “Perché nel bilancio tra la pena eventuale ed i guadagni provenienti dal business, vincono i secondi” spiega ancora Starace. Una triste evidenza di come nel nostro Paese i reati contro l’ambiente non abbiano ancora quell’apparato legislativo e giudiziaro di cui avrebbero bisogno.
E se le organizzazioni criminali si spostano verso l’estero lo fanno anche in Italia. La direttrioce del Consorzio Polieco Claudia Silvestrini sottolinea infatti che “per anni ha fatto comodo parlare della Terra dei Fuochi come se fosse solo un problema della Campania, ora invece è giunto il momento di far luce sulle altre regioni“. E tra queste altre regioni ci sono anche Lombardia e Veneto dove le mafie sono arrivate e stanno facendo affari.
Ma se mancano i sistemi di repressione efficaci manca anche un cambiamento culturale: “Le interdittive antimafia, che vanno sempre utilizzate con grande equilibrio, non bastano e le white list sono un valido strumento di prevenzione perché consentono un controllo anticipato. La soluzione non è solo di natura repressiva ma culturale” sottolinea Mario Morone, assessore regionale della Campania alla sicurezza e alla legalità.
Per rompere il ciclo dei rifiuti che cadono nella rete della mafie occorre che tutti ci rendiamo conto che i luoghi comuni, intesi come luoghi fisici abituali ma anche come comodi concetti, non esistono più e che i tentacoli delle organizzazioni criminali seguono solo i soldi come malefici bastoni da rabdomanti. Non ci vuole solo repressione ma anche prevenzione. Le leggi da sole non servono se le persone non sono messe nelle condizioni di comprendere il principio di salute e benessere che quelle leggi sottendono.